Era un processo tutto basato sulle intercettazioni telefoniche, quella che hanno permesso ai carabinieri di catturare una banda di ladri e truffatori attivissimi sul finire del 2022. Ben 29 i “colpi” messi a segno in soli quattro mesi tra la provincia di Cuneo e il basso Torinese, sovente ai danni di anziani.
Quattro pluripregiudicati - due nomadi torinesi di Carmagnola e Villafranca Piemonte, un altro complice e un pensionato anche loro residenti a Villafranca - sono finiti in manette dopo l’operazione “Centauro”. Nella rete degli investigatori, però, è entrato anche il fratello di uno dei principali accusati, portato a giudizio perché ritenuto essere il ricettatore della banda: “Vero che è un processo indiziario, ma quello che emerge è un passaggio svolto da soggetti stabilmente dediti alla commissione di reati” aveva detto il sostituto procuratore Francesca Lombardi nella requisitoria, ricostruendo il punto chiave della vicenda.
Si tratta di un incontro tra i due fratelli tenutosi la sera del 17 ottobre 2022: “Volevo portarti, sai, quello che ti avevo detto” diceva la persona intercettata. In altre telefonate, nell’arco della stessa giornata, l’uomo parlava con i complici di 60 grammi di “gamberetti” che dovevano “dividere o ammucchiare”: un evidente riferimento, secondo gli investigatori, ad oggetti preziosi rubati da rivendere tramite un ricettatore. A riprova del fatto che la vendita fosse concordata, il pm ha citato un altro passaggio delle conversazioni: “Quello che si ricaverà dalla vendita lo riceverete domani” annunciava il fratello dell’accusato.
Quest’ultimo aveva poi ricevuto la visita nella sua abitazione di Barge. Una volta uscito, il fratello si era recato a Villafranca da uno dei sodali per consegnargli “il suo libro”. Qui le ipotesi su cosa sia davvero accaduto divergono in modo significativo. L’avvocato Cristina Botto, difensore dell’imputato, ha fatto notare che in quel periodo i due fratelli si incontravano spesso perché il padre era ricoverato in una struttura per anziani a Saluzzo: “Il fratello aveva beni che consegnava a casa dell’imputato e che lui portava a Saluzzo: non c’era nessuna vendita”. Ciò a cui si alludeva, nel caso specifico, era la consegna di un deambulatore.
Le tempistiche delle telefonate, aggiunge la legale, rivelerebbero l’esistenza di un ulteriore incontro che non era stato ipotizzato durante le indagini: dopo essere uscito da casa del fratello a Barge, infatti, l’intercettato avrebbe detto al complice di essere ancora impegnato, mentre si muoveva verso Revello. Solo tre quarti d’ora più tardi si era diretto a Villafranca per consegnare il fantomatico “libro”: “È chiaro che vi è una sosta fuori dopo aver lasciato il fratello, durante quella sosta incontra il ricettatore”.
All’imputato era contestata una recidiva reiterata e specifica: “In gioventù ha commesso errori che vanno contestualizzati nell’ambiente in cui è cresciuto, ma gli ultimi reati risalgono a vent’anni fa” ha sottolineato il difensore, affermando che da allora l’uomo “si è dato a una vita onesta, lavora e ha un’attività alla luce del sole”. Il giudice Elisabetta Meinardi ha pronunciato nei suo confronti una sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto.