L’uomo, un 37enne albanese residente a Saluzzo, era al suo primo giorno di lavoro. Lo schiacciamento della mano sinistra sotto una pressa idraulica gli era costato due mesi e mezzo di prognosi e ha portato all’attuale procedimento penale per lesioni personali colpose contro M.M., il titolare della ditta. Quel giorno l’imprenditore non era presente e aveva lasciato istruzioni al figlio e a un altro dipendente albanese, assunto come magazziniere ma utilizzato con varie mansioni nello stabilimento.
La tesi dell’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Gabriella Viglione, è che le mancanze imputabili all’azienda siano molteplici: “Il nuovo operaio era un pesce fuor d’acqua, affidato a un lavoratore anziano per una formazione di cui avrebbe dovuto farsi carico l’impresa”. Il collega, secondo le testimonianze, era rimasto con lui non più di mezzora e in seguito era tornato più volte per raccomandargli di fare attenzione a non spostare i pezzi con la mano: si trattava di lavorare a freddo sulle piastrine metalliche. L’infortunato veniva da precedenti esperienze come muratore e idraulico ma non si era mai cimentato alla pressa.
Per giunta, il macchinario su cui lavorava avendo in dotazione solo un paio di guanti e un cacciavite era molto vecchio: “Risaliva al 1969 e non sarebbe dovuto essere utilizzato dagli addetti” ha affermato il pubblico ministero. In seguito ai rilievi dello Spresal, dopo l’incidente la pressa era stata adattata con un sistema a doppio comando e fornita di dispositivi di sicurezza in precedenza assenti.
Per M.M., al termine della requisitoria, la rappresentante della Procura ha chiesto la condanna a sei mesi, osservando inoltre come solo nell’imminenza della sentenza si sia arrivati a un accordo transattivo per il risarcimento dei danni all’ex dipendente.
Il prossimo 15 gennaio 2021 si attendono l’arringa difensiva e la sentenza.