SALUZZO - La colf licenziata “occupa” l’alloggio e aggredisce con lo spray al peperoncino: il caso in tribunale

La denuncia di un saluzzese - poi ritirata - ha portato a processo la ex domestica rumena: “Non voglio infierire su di lei, volevo soltanto riavere la casa in cui vivo”

a.c. 19/05/2022 17:00

Ha vissuto per oltre sette mesi da confinato in casa sua, tornando solo alla sera ed evitando contatti con l’altra persona che vi abitava. Un paradosso, perché questa persona non era un coniuge da cui si stava separando o un comproprietario con cui aveva litigato, ma la sua ex colf.
 
L’incredibile vicenda denunciata da un saluzzese lo scorso anno l’ha narrata lui stesso in tribunale, dove la donna di nazionalità rumena, C.N., si trova ora a rispondere di minaccia aggravata, lesioni e violazione di domicilio. Tutto nasce da una lite avvenuta ai primi di gennaio, al termine della quale il proprietario di casa aveva detto alla sua dipendente di ritenersi licenziata: “Mi ha minacciato con un oggetto, una specie di crocifisso appuntito: lo brandiva con il braccio alzato. Parlava in rumeno, quindi non ho capito cosa mi abbia detto”. Convincerla a lasciare l’abitazione, però, si sarebbe rivelato ben più difficoltoso del previsto: “Siccome non ritirava la raccomandata con cui notificavo la fine del rapporto di lavoro, ho fotografato il documento e gliel’ho inviato su Whatsapp. Mi ha risposto con frasi sconclusionate”.
 
La signora, in ogni caso, non aveva alcuna intenzione di lasciare l’alloggio, dove sarebbe rimasta fino all’estate inoltrata: “In tutto questo periodo dormivo in ufficio - ha spiegato l’ex datore di lavoro -, però tornavo ogni tanto a casa alla sera. Durante il giorno non cambiava granché, considerato che per lavoro mi sposto di continuo”. Intanto i rapporti con l’ex collaboratrice, ormai divenuta “inquilina” abusiva, si erano fatti assai burrascosi: “Quando mi vedeva, diceva che non capiva perché venissi a prepararmi da mangiare alla sera, dato che potevo andare altrove. Una sera, in marzo, mi sono girato per chiudere la porta e me la sono trovata di fronte: mi ha spruzzato con lo spray al peperoncino, una sensazione atroce”.
 
Su questo episodio hanno riferito anche i carabinieri, intervenuti su richiesta dell’uomo. Quando i militari erano arrivati sul posto, avevano trovato la signora con lo spray in mano e se l’erano fatto consegnare senza incontrare resistenza: “Continuava a minacciare l’ex datore di lavoro e faceva riferimenti ai suoi parenti in Romania, dicendo che gliel’avrebbero fatta pagare” ha precisato l’appuntato Paolo Bertola. La minaccia - aggravata dall’uso di un’arma impropria - è in effetti la sola imputazione ancora contestata a C.N., dopo che la denuncia per violazione di domicilio è stata ritirata: “Non chiedo risarcimenti - ha spiegato la persona offesa - e non ho mai voluto infierire troppo su questa persona, perché non capisco se abbia problemi mentali oppure no. Volevo solo tornare in possesso della mia abitazione”. Ancora oggi, ha aggiunto, hanno mantenuto rapporti civili: “Abbiamo un cagnolino ‘in comune’ e gli sono molto affezionato. A volte ci incontriamo alla mattina, così posso vederlo”. Per il resto, però, ognuno a casa sua.
 
L’udienza conclusiva del processo è stata fissata al 2 febbraio 2023.

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