È chiamato a rispondere di violazione della normativa sull'immigrazione clandestina il 56enne M.T., titolare di un centro ippico a Lagnasco e volto noto dell’equitazione italiana, sia per la sua carriera sportiva che per la sua attività di istruttore. I fatti risalgono al giugno 2017, quando in seguito a un controllo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro emerse la presenza nel maneggio di un cittadino albanese, irregolare in Italia, che i funzionari ritennero essere alle dipendenze dell’azienda.
Al momento della visita degli ispettori, M.T. era assente perché impegnato in una competizione. In tribunale a Cuneo ha ricostruito la vicenda smentendo di aver mai assunto l’immigrato, che conosceva solo come cognato di un suo amico e vicino di casa. Sarebbe stato quest’ultimo, invece, ad aiutarlo a titolo gratuito nei periodi in cui lui era assente dalla scuderia: “È mio amico da anni - ha spiegato l’imputato - e al pari di altri amici si limita ad aiutarmi coi cavalli, senza impegno, svolgendo piccole mansioni. Altrettanto ho fatto io in casa sua quando doveva assentarsi”.
Un semplice scambio di favori, insomma, senza nessuna contropartita in denaro. Riguardo alla presenza dell’altro uomo, M.T. ha sostenuto di non essere mai stato a conoscenza né del fatto che fosse privo del permesso di soggiorno, né che in sua assenza avesse aiutato il proprio congiunto a rifocillare i cavalli.
Terminato l’esame dell’imputato, l’udienza è stata rinviata al prossimo 26 novembre per la sentenza.