SALUZZO - Lei filma le violenze in cucina, i giudici condannano l’ex marito

Tre anni e dieci mesi la pena per un cuneese residente in valle Po. “Mi ha picchiata anche mentre tenevo nostro figlio in braccio” ha raccontato la donna

Andrea Cascioli 15/01/2025 17:50

Non c’erano solo i racconti della persona offesa e delle sorelle di lei a corroborare le accuse di maltrattamenti contro l’ex marito della donna, un operaio residente in un comune della valle Po. Per documentare le violenze domestiche, lei aveva perfino installato una telecamera in cucina. In tribunale i giudici hanno potuto così prendere visione di un breve filmato che riprendeva una violenta lite domestica.
 
L’uomo, che negava le accuse a suo carico, è stato condannato a tre anni e dieci mesi. Dovrà inoltre risarcire l’ex moglie, madre di suo figlio, che oggi è tornata nella regione di origine insieme al bambino: alla persona offesa vanno 10mila euro di provvisionale, più i danni da quantificare in sede civile. Un quadro di vita familiare “assolutamente travagliato” quello descritto in aula, ha ricordato il sostituto procuratore Alessia Rosati: “Violenze fisiche e psicologiche che si sono fatte sempre più intense dal 2020 e sono continuate fino all’interruzione della relazione coniugale, nel maggio 2022”. Insulti, minacce e lesioni personali che sarebbero avvenute anche mentre la donna era incinta e subito dopo la nascita del figlio.
 
“Per ogni minima discussione mio marito diventava violento, o mi ingiuriava. - ha detto ai giudici - In un’occasione mi sono chiusa in camera da letto, lui ha sfondato la porta con un calcio e mi ha spaccato un labbro, mentre tenevo il bambino in braccio”. Poco per volta era maturata la decisione di mettere al corrente di quanto accadeva le sorelle, cui inviava foto e messaggi Whatsapp: “Ho pensato solo a mio figlio, avevo paura che mi togliesse il bambino” ha spiegato, parlando del motivo per cui aveva tardato a denunciare. “Viveva con un forte senso di colpa la prospettiva della disgregazione del nucleo familiare, come molto spesso accade alle vittime di maltrattamenti” ha sottolineato il pubblico ministero, chiedendo una condanna a cinque anni per l’operaio cuneese.
 
“Come raramente succede, questo processo per maltrattamenti è basato anzitutto sulle prove documentali” ha osservato dal canto suo l’avvocato Gianmaria Dalmasso, patrono della parte civile, menzionando le riprese della telecamera: “Per gli altri episodi parlano i messaggi inviati ai familiari e le risposte”. Opposta la ricostruzione del difensore, avvocato Davide Dottore: “C’è un solo episodio di screzio tra le parti: le vessazioni, le molestie, le minacce, gli innumerevoli episodi millantati non esistono”. Nessuna conferma, secondo il legale, circa un alterco sfociato nel lancio di una sedia da parte di lui. Nessun riscontro per la difesa, soprattutto, riguardo all’aggravante contestata, cioè la presenza del figlio in tenerissima età.
 
Solo vessazioni “reciproche” e collocate “verso la fine della relazione”: “Oggi i rapporti sono distesi, - ha aggiunto l’avvocato - l’affidamento esclusivo alla madre non è dato per le fantomatiche violenze ma perché sarebbe molto complicato, altrimenti, con i genitori a così grande distanza e un minore così piccolo”. Per l’imputato, in aggiunta alla pena comminata, i giudici hanno disposto il divieto di allontanarsi dalla regione.

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