“Se qualcosa può andar male, lo farà” recita la celebre legge di Murphy. L’adagio, coniato da un ingegnere militare statunitense nel 1949 dopo un improbabilissimo fallimento scientifico, si adatta alla sfortunata vicenda giudiziaria che ha coinvolto A.G., 44enne di Piasco.
Due anni fa a Verzuolo, nel pomeriggio del giorno di Ognissanti, l’uomo era stato protagonista di un’animata discussione con la sua convivente in piazza Martiri della Libertà, proprio di fronte alla locale caserma dei carabinieri. La lite aveva attirato l’attenzione del maresciallo Roberto Besante, comandante della stazione, che si trovava in pattugliamento assieme a un altro militare: “Si trattava di una discussione di natura sentimentale, a quanto ci ha riferito la donna, legata alla volontà di lei di troncare la relazione. Noi siamo intervenuti per tranquillizzare entrambi, poi siamo rimasti a parlare con la signora che chiedeva consiglio”.
L’uomo, nel frattempo, aveva recuperato la sua macchina e si avviava in direzione di Piasco: “Abbiamo notato che il guidatore aveva imballato l’auto mentre cercava di immettersi nel traffico, perciò l’abbiamo seguito e fermato poco dopo. Si trattava in effetti dello stesso soggetto che avevamo incontrato in piazza e aveva un alito vinoso”. Inizialmente restio a sottoporsi agli accertamenti, A.G. aveva poi accettato di effettuare due test con l’etilometro nella caserma di Saluzzo: entrambe le prove avevano dato esito positivo, con un risultato di 2,11 g/l e 1,79 g/l rispettivamente.
Per il piaschese, già trovato alla guida in stato di ebbrezza alcolica in una precedente occasione, erano scattati la confisca della macchina e la revoca della patente. A conclusione del processo il giudice Francesco Barbaro ha confermato il provvedimento e inflitto la sanzione penale di otto mesi di arresto con pena sospesa e 2mila euro di multa, come richiesto dal pubblico ministero Raffaele Delpui tenendo conto sia della recidiva che della situazione di momentaneo disagio. L’avvocato Flavio Manavella ne aveva invece domandato l’assoluzione per particolare tenuità del fatto, rimarcando la condizione di fragilità psicologica in cui si trovava l’uomo che solo il giorno dopo era stato sottoposto a ricovero psichiatrico.