Ha origine dalle dichiarazioni di una collega il processo per maltrattamenti contro un’operatrice socio sanitaria, all’epoca dei fatti in servizio presso la casa di riposo “Tapparelli d’Azeglio” di Saluzzo. Le condotte prese in esame dalla Procura risalgono al novembre 2021, quando la oss lavorava nel nucleo dedicato alle persone affette da Alzheimer.
Contro di lei si è costituita in giudizio la stessa residenza, insieme ad alcune famiglie degli anziani che sarebbero stati vittime dei maltrattamenti. Nel gennaio del 2022 una collega di M.G., la oss sotto accusa, si presentò ai carabinieri di Saluzzo per riferire episodi risalenti al periodo in cui l’aveva affiancata sul lavoro: una decina di giorni appena, durante il Covid, mentre erano ancora in vigore le restrizioni sulle visite dei parenti e molti oss erano a loro volta condizionati dall’incedere della pandemia.
I militari avevano preso in esame due episodi di lesioni, conseguenti a cadute: “Si parlava di un clima di tensione tale per cui gli ospiti cadevano perché agitati o perché mancava vigilanza” fa presente il maresciallo Fabrizio Giordano, comandante della stazione cittadina dell’Arma. Un episodio, in particolare, aveva attirato l’attenzione: il referto sanitario riferiva che la paziente, poi trasferita al pronto soccorso di Savigliano, appariva “agitata” e presentava “un bernoccolo sulla testa”. Tuttavia, riferisce il comandante del Norm di Saluzzo Giancarlo Usai, “non c’era nessuna diagnosi che potesse collegarsi, per la natura delle lesioni, ai fatti denunciati”. Nulla era emerso, inoltre, dalla visione dei filmati delle telecamere che i carabinieri avevano piazzato in due stanze di uso comune, monitorando per un mese quanto accadeva. “Qualche paziente urlava e veniva assistito dalle oss. Nella maggior parte dei casi veniva gestito all’interno della stanza da un paio di operatrici” spiega ancora Usai. Tra le oss filmate c’era anche l’indagata, nei confronti della quale non erano stati acquisiti elementi di rilievo.
“Ho assistito a cose sgradevoli” racconta invece una ex dipendente del “Tapparelli”, ascoltata in aula nell’udienza odierna. La testimone afferma di aver visto la collega “schiacciare le braccia di un’ospite sul petto, fortissimo, tanto che l’ospite faticava a respirare. Io le ho detto ‘lasciala stare, non vedi che fatica a respirare?’: la teneva così perché non scappasse, l’ospite dava pugni e calci ed era coricata. La collega poi l’ha lasciata e l’ospite è scappata”. L’anziana, aveva riferito in caserma, sanguinava. Si tratta dell’unico episodio del genere che ricordi. Tuttavia, aggiunge, la collega “si rivolgeva in modo nervoso alle ospiti” e almeno in un’occasione avrebbe afferrato per i pollici la stessa anziana.
“Alzava la voce, anche con gli infermieri. Secondo me era il suo modo di essere, non era aggressiva ma sempre pronta a rispondere” osserva un’altra testimone, infermiera a partita Iva che nel periodo Covid prestava servizio presso la stessa casa di riposo. Al tempo il nucleo Alzheimer temporaneo (Nat) ospitava 22 persone: “Le oss da me non sono mai venute a lamentarsi di lei, se n’è parlato solo quando già ero stata chiamata dai carabinieri” sottolinea l’infermiera, aggiungendo di non aver riscontrato lesioni sospette. “Una volta - afferma - una oss, agitata, è venuta da me dicendo di aver visto effettuare una manovra sul dito. Io sono andata a controllare ma non ho visto nulla. Non ricordo chi fosse la collega in servizio, ricordo solo che si parlava tanto di M.G.”.
L’istruttoria proseguirà il 18 marzo con l’audizione dei testi convocati dal legale della casa di riposo.