Le indagini, ha spiegato un maresciallo dei carabinieri di Revello, erano partite dopo le lamentele di alcuni commercianti del paese: “Si segnalava che una persona andava in giro per il paese asserendo di essere un ispettore SIAE e faceva controlli in maniera non regolare. Il soggetto era conosciuto all’ufficio perché già indagato per altri procedimenti penali in passato”.
Si tratta per la verità di una persona che aveva pieno titolo per effettuare i controlli, dal momento che in quel periodo M.N. era un accertatore autorizzato dalla sede saluzzese dell’ente. Quel che gli si contesta sono però i metodi che avrebbe adoperato nella sua attività tra l’ottobre 2015 e il marzo 2016. Vari testimoni d’accusa hanno sostenuto che il funzionario SIAE fosse solito entrare nei locali inducendo i titolari ad accendere la radio - o ad alzare il volume - apposta per multarli. Una prassi vietata dall’ente per la tutela dei diritti d’autore perché, come ricordato da un ex responsabile della sede di Saluzzo, “la violazione può essere contestata solo se in quel momento viene trasmesso repertorio musicale tutelato. Per assurdo un gestore potrebbe dire che tiene la radio spenta proprio perché non ha pagato la SIAE”.
La Procura di Cuneo ha ipotizzato che simili espedienti venissero utilizzati da M.N. per intascare una provvigione sulle multe, in accordo con il mandatario della sede di Saluzzo G.M.: anche quest’ultimo è stato rinviato a giudizio per i reati di truffa, abuso d’ufficio e falso. Un tatuatore con studio a Venasca ha riferito ai giudici di essersi visto erogare una sanzione nonostante lo stereo fosse spento al momento del controllo: “Mi chiese di accenderlo e mi lasciò un verbale. Dopo ho saputo che per giustificare una sanzione l’apparecchio avrebbe dovuto essere già in funzione: me lo disse un maresciallo della Guardia di Finanza”. In una pizzeria di Sampeyre il controllo era scattato prima ancora che arrivassero i clienti: “Il volume dello stereo era a zero, dopo diversi tentativi e dopo aver alzato il volume di parecchio l’uomo ha identificato la canzone” ha raccontato in aula il figlio della titolare.
Alcuni tra gli esercenti che hanno testimoniato erano conoscenti personali del funzionario. “Avevo riparato la sua auto” ha dichiarato un carrozziere: “Un giorno è entrato mentre la mia attività era ancora chiusa, stavo facendo lavori. Mi ha multato per via di un’autoradio che avevo appena finito di montare. Gli dissi che non avrei pagato perché non aveva diritto di entrare, in effetti non l’ho fatto”. Un ristoratore ricorda di aver perfino scherzato con lui durante il controllo, chiedendogli se fosse tutto a posto: “Si è presentato a capodanno. A fine gennaio ho ricevuto una notifica dalla SIAE ma credevo si trattasse di un equivoco: si parlava di musica amplificata e luci psichedeliche ma nel mio locale non c’era nulla di tutto questo. Avevo la televisione accesa e un proiettore luminoso piazzato sulla finestra di casa”.
“Non ero uno sceriffo che sventolava il distintivo della SIAE” protesta M.N., sostenendo di essere sempre stato corretto: “Dalla sede ci hanno sempre invitati a tenere un basso profilo, mai vessatorio. Non sono mai entrato nei locali chiusi al pubblico o nei retrobottega, interagivo con chi trovavo sul posto spiegando agli esercenti che avrebbero potuto disdire l’abbonamento se non volevano pagare”. L’identificazione delle canzoni si basava sulla app per telefonini Shazam: “Mai chiesto a nessuno di accendere una radio spenta. Non so perché oggi qualcuno dica il contrario, dato che nessuno è andato a lamentarsi di me in ufficio: i verbali erano controfirmati, avrebbero potuto contestare la sanzione”. La provvigione? “Prendevo un contributo di cinque euro per ogni verbale. Ma in quel periodo lavoravo anche a Torino, dove ho effettuato più di 300 contestazioni e non ho mai avuto reclami”.
La circostanza è confermata dal coimputato G.M., tuttora mandatario per la SIAE a Saluzzo: “M.N. ha fatto all’incirca 150 controlli quando era accertatore a Saluzzo, quelli per cui siamo a processo sono una trentina. In tutta la mandatoria, nello stesso periodo, abbiamo effettuato circa 1400 accessi. Nessuno comunque si è mai lamentato con me riguardo al suo comportamento: le criticità riguardavano altri aspetti”. Sulle retribuzioni, il mandatario precisa: “Per questo genere di attività incasso una provvigione ma non riguarda la quantità di accessi o di multe, bensì i pagamenti per i diritti d’autore”.
Il 15 settembre si terrà la discussione finale del processo.