Musica assordante ogni giorno fino a tarda sera, urla e insulti. Ma anche qualcosa di peggio, con le auto danneggiate da lanci di sassi e una vera e propria aggressione fisica: di tutte queste imputazioni era chiamato a rispondere P.G., classe 1972, originario di Vercelli ma residente da anni a Frassino, piccolo centro della val Varaita.
Con i vicini l’uomo è in lite da tempo a causa di un passaggio che divide le due abitazioni. Le cose però sono precipitate durante il primo lockdown dello scorso anno: era stato in quei mesi che P.G. aveva preso l’abitudine di posizionare le casse dello stereo sul balcone, tenendo la musica ad alto volume per buona parte della giornata. Secondo il vicino era un deliberato tentativo di impedirgli di riposare, cosa che a causa della sua professione di guardia notturna poteva fare soltanto di giorno: “Per circa due mesi e mezzo le casse sono sempre state accese ad alto volume, talora fino alle 23. A volte dopo aver messo la musica lasciava l’abitazione per ore, perciò abbiamo chiamato spesso i carabinieri”. A queste molestie si sarebbero aggiunti altri atti ritenuti intimidatori dalla coppia che risiedeva nell’alloggio a fianco: come l’esposizione di un orsacchiotto di peluche “impiccato” e della scritta “andrà tutto bene”, un must nei primi mesi della pandemia, che P.G. aveva corredato in seguito delle frasi “ci avete rotto il c…” e “andate a casa vostra”. Frasi che il 49enne ha negato di aver mai indirizzato a chi l’ha querelato, bensì “alla gente che continuava ad andare in giro in motorino anche mentre eravamo in zona rossa”.
Oltre all’accusa di stalking condominiale, a carico dell’imputato si sono aggiunte le ipotesi di lesioni e danneggiamento riferite a due episodi avvenuti tra maggio e giugno. Il primo è stato denunciato dalla moglie del vicino, una donna albanese di 45 anni: “Ero appena tornata a casa da lavoro, l’ho visto tagliare l’erba nel suo prato e gettarla con la scopa nella nostra proprietà. Poiché non smetteva sono scesa a mia volta con una scopa in mano e ho cominciato a rimandarla indietro, a un certo punto l’ho toccato senza volerlo e lui mi ha colpita con un calcio sul ginocchio”. La presunta aggressione era stata filmata dal marito della signora e refertata in ospedale con 25 giorni di prognosi. Pochi giorni dopo, P.G. sarebbe stato visto e filmato dalla coppia nell’atto di scagliarsi con violenza contro la recinzione comune: “Era pieno di sangue in faccia, - ha ricordato il vicino - ha preso a calci un vaso di limoni e poi ha cominciato a lanciare sassi contro la nostra auto. Ha danneggiato a pugni anche l’auto di mio suocero, rompendo specchietti, tergicristalli e paraurti”.
A carico del vercellese il gip aveva disposto la misura dell’allontanamento dalla casa familiare. In tribunale l’uomo ha ammesso soltanto il danneggiamento delle auto, giustificandolo però col fatto di essere stato picchiato a sangue poco prima dal suo vicino di casa e dal suocero. Un’analoga aggressione si sarebbe verificata il giorno in cui la vicina era scesa in giardino con la scopa: il marito, ha sostenuto l’imputato, gli avrebbe tirato un calcio prima di rientrare nell’abitazione e filmare il resto della scena. Quanto alla musica, ha precisato, “è vero che avevo sistemato le casse sul balcone, perché lavoravo nel garage sottostante. Se il volume era troppo alto chiedo scusa, non me ne sono accorto per via del rumore”.
Il giudice Marcello Pisanu ha infine assolto il 49enne dall’accusa di stalking, condannandolo invece per le lesioni e il danneggiamento alla pena di 4 mesi e imponendogli di risarcire le parti civili.