BARGE - “Non pago perché mi fregate sul resto”: spintona la cassiera ed esce dal supermercato, condannato

Dopo la lite in un supermercato di Barge, l’uomo è stato denunciato. I carabinieri lo avevano raggiunto poco dopo: “Era sorpreso di vederci e convinto di aver ragione”

Andrea Cascioli 08/03/2024 17:15

Era uscito dal supermercato col suo carrello, senza pagare, perché convinto che le commesse lo avessero imbrogliato in altre occasioni, facendogli pagare la merce più del dovuto. Per questo F.A.M., quarantenne originario di Locri (Rc) e residente a Barge, è stato condannato a due anni e tre mesi dal giudice Elisabetta Meinardi.
 
La sanzione è stata comminata per il reato di rapina, perché prima di uscire dal Prestofresco, dove peraltro era conosciuto come cliente abituale, si era avvicinato alla cassiera e l’aveva spintonata. “Una spinta cattiva, data con forza” ha detto la dipendente, rievocando i fatti del luglio 2022: “Gli dissi che non si esce senza pagare e lui rispose che non avrebbe pagato perché ‘qui mi fregate’”. La sua recriminazione, a quanto pare, riguardava un precedente resto da cinque o dieci euro che non si sarebbe stato dato: “Era un tipo particolare di cliente, da noi non aveva mai rubato ma era scontroso, sgarbato” ha ricordato ancora la commessa.
 
Dopo le sue insistenze, l’uomo era tornato verso le casse dicendo che avrebbe pagato “scalando” la somma che riteneva dovuta: poi aveva assestato lo spintone che aveva fatto finire a terra la donna. “Adesso denunciami pure” avrebbe aggiunto, prima di uscire col carrello. I carabinieri l’avevano rintracciato a breve distanza, sulla via di casa: “Era sorpreso che fossimo arrivati e convinto di avere ragione” ha riferito il vicebrigadiere Florian Puddu.
 
L’elemento è stato giudicato dirimente dal pubblico ministero Alessandro Borgotallo, il quale aveva chiesto una condanna a un anno e un mese per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni anziché per l’imputazione più grave di rapina. “C’è motivo di ritenere - ha detto - che l’imputato, soggetto problematico, non fosse consapevole che quella merce non gli era dovuta. Un rapinatore non sarebbe tornato indietro per discutere e non se ne sarebbe andato col carrello, facendosi rintracciare con la spesa”. Non c’è prova, ha osservato il rappresentante della Procura, che la stessa spinta fosse indirizzata all’impossessamento dei beni: condizione necessaria perché si possa configurare la rapina.
 
L’avvocato difensore Roberto Tesio si è soffermato sull’esito della perizia psichiatrica, dove il comportamento dell’accusato - pur non giudicato incapace di intendere - è ricondotto a una reazione “abnorme e psicopatica” caratterizzata da “moderata intenzione paranoide”: “Nella sua percezione distorta riteneva di essere vittima di ‘dispetti’”.

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