VERZUOLO - Nuda nelle foto inviate ai parenti: per la Procura è una vendetta dell’ex

L’uomo è a processo, accusato di revenge porn. Ma nega di esserne responsabile: “Le immagini le ho ricevute anch’io, da un numero sconosciuto”

Andrea Cascioli 21/06/2024 16:30

È a processo per il reato di diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti, ovvero il cosiddetto revenge porn, un albanese di Verzuolo denunciato dalla ex fidanzata dopo la rottura della relazione. M.G., sostiene la Procura, sarebbe la persona responsabile di aver inviato decine di foto intime della ragazza - sua connazionale - ai familiari di lei. Ma anche ad altre persone, tra cui la sorella del suo attuale compagno.
 
Circa i contenuti dei messaggi hanno deposto vari testimoni, compresa una ex collega della persona offesa, che l’aveva ospitata nel periodo in cui la coppia si era separata: “Non erano immagini da social network e nemmeno così spinte: potevano ritrarre lei con la spallina abbassata, o in reggiseno. Pose ammiccanti, ma sempre vestita”. La sorella e il cognato della donna, invece, dicono di aver visto molto di più. E così pure la sorella del suo compagno di oggi: “Posava nuda. Erano una quarantina di foto, ma dopo averne vista una non sono andata ad approfondire, perché ho pensato fosse stato un invio fatto a me per sbaglio”. Tuttavia, la teste ricorda che l’invio era arrivato proprio in concomitanza con il compleanno della vittima di quella campagna diffamatoria. E ricorda anche di aver risposto alla telefonata di un uomo che le chiedeva informazioni: “Faceva domande mirate sulla signora, diceva di sapere che stava con mio fratello. Io non gli ha dato modo di andare avanti. Non so se fosse la stessa persona da cui ho ricevuto le foto”.
 
Tra i destinatari, come si è detto, c’erano i parenti di lei, compresa una nipote minorenne. “Provenivano dallo stesso numero, che mia cognata aveva usato in precedenza. Ma non so a chi fosse intestato” ha precisato il cognato della donna. In quel periodo, ha aggiunto, lei si trovava in Albania e il suo vecchio cellulare doveva essere rimasto all’ex fidanzato: “L’ho saputo da mio suocero, ha chiamato dicendo che stava avvisando tutti i parenti di quanto accaduto”. Nella disponibilità dell’imputato era stato trovato, in effetti, uno smartphone contenente immagini della querelante: “Alcune erano screenshot, poi c’erano fotografie da uno schermo di un altro dispositivo” ha spiegato il perito della Procura, affermando di aver individuato quattro conversazioni con foto, sia in ingresso che in uscita, sulle chat Whatsapp.
 
L’imputato, dal canto suo, nega di aver mai inviato le foto a parenti e conoscenti della sua ex: “Quelle foto, come sono arrivate a me, sono giunte anche ai miei parenti: io chiedevo di cancellarle. Non conosco il numero da cui sono state inviate le foto di cui hanno parlato i testimoni”. Le accuse, afferma, sarebbero il frutto del malanimo che la famiglia della donna nutre nei suoi confronti, a causa di una denuncia per minaccia che lui aveva presentato contro il cognato e il nipote della ex fidanzata.
 
Il 24 settembre si attende la discussione del procedimento.

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