CASTELDELFINO - Nulla di fatto in tribunale nella contesa tra sindaco ed ex sindaco a Casteldelfino

Alberto Anello era accusato di diffamazione con l’ex presidente del circolo saluzzese di Fratelli d’Italia. Ma la denuncia di Domenico Amorisco non era autenticata

Andrea Cascioli 16/07/2024 19:07

Non è un giudizio di merito, quello espresso dal giudice di Cuneo Marco Toscano, ma una valutazione sulla mancanza di un requisito formale per la querela. Finisce così la “coda” giudiziaria della controversia politica tra Domenico Amorisco, attuale sindaco di Casteldelfino, e il suo predecessore Alberto Anello.
 
La denuncia per diffamazione, presentata da Amorisco anche nei confronti dell’ex presidente del circolo saluzzese di Fratelli d’Italia Mario Pinca, non è stata autenticata. Questa è verosimilmente la ragione per cui il giudice ha emesso una sentenza di non doversi procedere nei confronti dei due imputati: per saperne di più, però, bisognerà aspettare il deposito delle motivazioni. La questione era già stata sollevata dai difensori in sede di discussione: “Manca un requisito di validità della querela e quindi la condizione di procedibilità” aveva detto l’avvocato Oscar Monchiero, legale dell’ex sindaco Anello. “La vicenda - ha ricordato Noemi Mallone, difensore di Pinca - nasce da un esposto depositato a mezzo PEC da Amorisco a diversi soggetti, tra cui la Procura: non risulta alcun tipo di firma autenticata, né una firma digitale”.
 
Ergo, nulla di fatto. Erano due gli episodi contestati all’attuale capo dell’opposizione consiliare della Vilo, a cominciare da una battuta sfuggita durante il primo consiglio comunale: “Siamo stati noi a sostituire i bagni alla turca con i wc nei servizi del municipio: così se devi fare la popò, perché alla tua età può succedere, te li trovi”. L’altra contestazione riguardava un post scritto sul gruppo Facebook Vivo Casteldelfino in cui Anello si interrogava sull’asserita presenza di Amorisco in municipio, dopo le elezioni del 2016. Elezioni dove le parti erano invertite: Amorisco era sindaco uscente e Anello quello entrante. “Parliamo di cosa faceva il mio sfidante nel mio ufficio, il giorno dopo che sono stato eletto, senza aver avvertito il sindaco in carica” scriveva, poche settimane prima della sfida alle urne, l’allora sindaco.
 
Per entrambi i capi d’accusa il pm Alessandro Borgotallo aveva chiesto l’assoluzione, pur giudicando l’ironia di Anello “quantomeno infelice, sgradevole, con i toni della derisione”. Nei confronti di Pinca, invece, la Procura aveva domandato la condanna a una multa. Anche per lui la pietra dello scandalo è un commento su Facebook, nel quale si facevano allusioni all’età avanzata di Amorisco: “Non ha più la testa”, ma anche “non candidarti se non hai le condizioni psicofisiche, stia a casa, vai a funghi, fai qualcos’altro!”. Qui la diffamazione era provata, secondo il rappresentante dell’accusa: “Il problema è la continenza dell’espressione. Tanto più se leggiamo queste frasi alla luce della polemica innestata dalle precedenti”.
 
Per Domenico Amorisco il patrono di parte civile, avvocato Adalberto Pasi, aveva domandato un risarcimento di 10mila euro, più altri 5mila in favore del Comune.

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