Non è bastato scusarsi, sebbene abbiano deciso di farlo solo dopo essere finite davanti al giudice, per evitare una condanna penale per oltraggio a pubblico ufficiale. P.D.S. e M.R.E., madre e figlia residenti a Saluzzo, erano state denunciate nel maggio scorso.
Insieme ad alcuni familiari si trovavano nel dehor di un bar, poi la più giovane delle due si era alzata con l’intenzione di andare in tabaccheria. Poiché vigeva ancora l’obbligo di mascherina all’aperto e la donna ne era sprovvista, i militari di pattuglia l’avevano avvicinata per invitarla a indossarla. “Ero sola ed ero nervosa” ha spiegato l’imputata, ammettendo di aver reagito in modo eccessivo: “Sono sbottata e ho sbagliato, non era la prima volta che venivo multata perché senza mascherina”.
Le frasi rivolte al personale dell’Arma, non proprio eleganti, sono state riportate da lei stessa: “Non rompete il …, invece di guardare sempre me che sono senza mascherina andate a cercare gli spacciatori”, ma anche “basta con queste st…, fatemi la multa che devo andare a pranzo”. Oltre alla multa, poi, è arrivata anche la denuncia. Stesso provvedimento nei confronti della madre, intervenuta quando il carabiniere aveva chiesto alla figlia di avvicinarsi alla volante per il controllo dei documenti: “Ci avete rotto il …, è una settimana che ci fate multe per la mascherina” aveva esclamato in quel frangente.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a quattro mesi, senza concessione delle attenuanti generiche, perché nessuna delle due donne in seguito aveva voluto scusarsi o proporre un risarcimento. L’avvocato Elisabetta Pantano, difensore delle imputate, ha rilevato che le parole erano state pronunciate in una situazione concitata: “È stato un momento di stizza, perché all’inizio i carabinieri avevano controllato altre persone che poi, per ripicca, hanno indicato il tavolo dove sedevano le due imputate con i familiari. Hanno reagito a un’azione ritenuta persecutoria”.
Il giudice Sandro Cavallo, al termine del procedimento svoltosi in abbreviato, ha condannato entrambe a sedici giorni di arresto, con la concessione dei benefici di legge.