SALUZZO - Palpeggiò il vicino tredicenne in un fienile, condannato a tre anni

L’accusa aveva chiesto il doppio per l’episodio avvenuto in una borgata della val Varaita. Il tribunale ha considerato il fatto di “minore gravità”

Andrea Cascioli 16/04/2025 19:55

Tre anni di condanna, contro i sei richiesti dalla Procura, per un uomo accusato di violenza sessuale su un vicino di casa all’epoca tredicenne. La sentenza ha tenuto conto, come richiesto dall’avvocato Fabrizio Di Vito, della “minore gravità” del fatto, avvenuto nella primavera del 2020 in una borgata della valle Varaita.
 
A denunciare l’accaduto era stato il ragazzino stesso, affermando di essere stato baciato sul collo e palpeggiato sulle parti intime in un fienile, mentre scendeva da una scala. Il vicino, persona ben conosciuta dalla famiglia, si stava recando nella sua stalla per badare agli animali. La vittima ha raccontato che in seguito, per evitare conseguenze, il vicino gli aveva dato una moneta da due euro, e gli aveva anche offerto altri dieci euro se fosse ritornato nel pomeriggio. “Lui era molto scosso, - ha riferito la madre - mi sono accorta subito che qualcosa fosse successo perché aveva addosso un forte odore di colonia da uomo. Un profumo che in casa nessuno usava”.
 
Con quel compaesano non c’era mai stato nulla di cui lamentarsi fino a quel momento, assicurano entrambi i genitori. Dopo quanto accaduto l’intera famiglia si era recata da lui per avere spiegazioni: “Disse che era ubriaco e che non bisognava fare troppo caso a quello che dicono i ragazzini, perché a volte si inventano le cose” ricorda ancora la mamma. In quell’occasione, suo figlio aveva buttato in terra i due euro che sosteneva di aver ricevuto da lui. Qualche giorno dopo, però, era stato l’accusato a rifarsi vivo: “Si presentò - dice il padre del tredicenne - implorandoci di non andare dai carabinieri, perché gli avremmo rovinato la vita. Disse che aveva solo ‘aiutato’ nostro figlio a scendere dalla scala”. Quanto al resto, la coppia aveva già deciso di non sporgere denuncia per evitare ulteriori traumi all’adolescente.
 
Un anno dopo sarebbe stato lui stesso a confidarsi con un insegnante della scuola che frequentava a quell’epoca. Il docente spiega di aver subito allertato la preside e incontrato i genitori il mattino dopo: “Il ragazzo diceva di essere molto turbato all’idea di incontrare di nuovo quella persona in paese”. Le stesse confidenze le aveva già raccolte un suo coetaneo, il migliore amico, al corrente di tutto: “Un giorno mi aveva telefonato, dicendo che voleva parlarmi di una cosa importante. Mi disse però di non raccontarlo a nessuno per non causagli problemi. Io non ne avevo parlato neanche con mia madre prima della denuncia”.
 
La famiglia, anche in seguito a quanto accaduto, si è trasferita altrove: “Avevamo necessità di cambiare aria” hanno confermato entrambi i genitori.

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