C’è chi dei social network pensa il peggio possibile e chi invece continua a ritenerli, pur con le dovute precauzioni, uno spazio fondamentale di dibattito e di confronto. Di certo quello che nessuno può più affermare, a quindici anni dall’avvento del più popolare tra i social, è che ciò che pubblichiamo sui nostri profili sia ‘solo Facebook’. Quanto scriviamo, infatti, ha una visibilità potenzialmente illimitata, permanente, e foriera di conseguenze sulla vita personale e professionale di altri.
Certo, talvolta è difficile anche comprendere dove sia il confine tra sberleffo e ingiuria. Una questione di cui sono chiamati a interessarsi sempre più spesso non solo i moderatori online ma pure i giudici. È il caso del processo intentato a Cuneo contro il saluzzese S.A., querelato per diffamazione dal giornalista e scrittore Gian Maria Aliberti Gerbotto proprio a seguito di un post pubblicato sul suo profilo Facebook nel maggio 2018.
S.A., attivo anch’egli nel mondo della comunicazione, è un conoscente personale di Aliberti Gerbotto, personaggio abbastanza noto in provincia per le sue attività professionali: dal 2017, in particolare, è ospite frequente del programma televisivo ‘Sottovoce’ di Gigi Marzullo. Ed è appunto al suo ruolo di opinionista tv che S.A. faceva riferimento pubblicando un articolo dal titolo “Uccise una ragazza con 59 coltellate, la Rai lo assume per condurre un programma sui serial killer”: a corredo del post, il commento “la cosa non mi stupisce, in fondo invitano anche il cavalier Gian Maria Aliberti Gerbotto”.
Caustica ironia o autentica diffamazione? Quel che occorre premettere è che l’’assassino’ cui fa riferimento il pezzo è il popolare scrittore di noir Massimo Carlotto, coinvolto tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta in una dubbia e complicata vicenda giudiziaria che si concluse con la grazia da parte dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, dopo una decina di processi tra assoluzioni e condanne.
Secondo l’avvocato Paolo Botasso, che difende l’imputato, è proprio il riferimento a Carlotto a escludere qualsiasi ipotesi diffamatoria in questa ‘frecciata’: “Non si tratta di un cittadino comune paragonato a un delinquente comune, ma di un personaggio pubblico, come lo stesso Aliberti Gerbotto si ritiene, messo in relazione con un altro personaggio pubblico”. In ogni caso, argomenta il difensore, “non ci sono insulti né commenti irrispettosi e la frase è senz’altro contestualizzata rispetto a una vicenda che riguarda Carlotto”.
Di diverso parere sia il pm che il rappresentante della parte civile, l’avvocato Ferruccio Calamari: “Non è in questione il ‘diritto di critica’ - sostiene quest’ultimo - perché qui non si parla dell’attività professionale, del comportamento o delle capacità di Aliberti Gerbotto. Nel piccolo ambito saluzzese in cui vivono entrambi, costui può essere considerato un personaggio pubblico solo per chi non lo conosce personalmente, mentre è proprio questo il caso dell’imputato”.
Al termine della requisitoria, l’accusa ha chiesto la condanna a 400 euro di multa per l’imputato. Sarà il giudice Marco Toscano a pronunciarsi il prossimo 22 ottobre.