Riceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
dopo aver letto l’articolo “Processo al caporalato saluzzese, in oltre cento pagine le ragioni della condanna” a firma Andrea Cascioli, comparso su Cuneodice.it del 3 agosto u.s., ci sentiamo in dovere di indirizzarLe queste poche righe nell’interesse dei coniugi Depetris, nostri assistiti in quel procedimento, che li ha visti imputati avanti il Tribunale di Cuneo e che prossimamente proseguirà avanti la Corte d’Appello di Torino. Come Ella certamente sa, e così il Suo giornalista, ogni giudizio può essere svolto in tre gradi, e le sentenze possono dirsi definitive solo all’esito dell’ultimo di questi gradi.
Il resoconto del contenuto di un provvedimento in un articolo di stampa - lo comprendiamo - deve essere necessariamente coinciso e riassuntivo; tuttavia, non può prescindere dal considerare l’intera prospettiva temporale in cui si articola un processo, che avrà ulteriori sviluppi nelle successive sedi ed il cui esito finale potrebbe essere in tutto o in parte diverso da quello del primo grado.
L’articolista, dopo la descrizione di un ambiente saluzzese, assimilato - attraverso richiami letterari - ad una realtà americana degli anni ’30, introduce un periodo che parla della “responsabilità degli imprenditori”, e che si sviluppa attraverso la citazione di alcuni brevi passi della sentenza. Teniamo a precisare che nel corso del procedimento di primo grado sono state svolte numerose osservazioni difensive riguardo ad aspetti fondamentali della complessa vicenda, quali ad esempio l’effettiva conoscenza, da parte del datore, delle condizioni di alcuni lavoratori, ed anche la rilevanza nella sola sede amministrativa di eventuali di imprecisioni/irregolarità di inquadramento del singolo soggetto.
Tali argomentazioni, e molte altre, attendono di essere ancor più sviluppate e ribadite nel successivo grado di appello, nell’auspicio di un accoglimento che potrà mandare indenni da ogni responsabilità penale i coniugi Depetris.
Per questa ed altre ragioni, l’assoluta assenza nell’articolo di ogni accenno al punto di vista dell’imprenditore nostro assistito e l’assimilazione dell’accaduto ad una realtà dipinta con le tinte scure del romanzo americano appaiono riduttive, e non descrivono con completezza una situazione ancora tutta da valutare definitivamente, e comunque interpretabile con ugual dignità anche nella prospettiva difensiva.
Non può assolutamente dimenticarsi che l’impresa Depetris opera sul territorio da tre generazioni, e sin dall’origine ha registrato un costante sviluppo della sua attività, lasciando così presumere competenza e professionalità. È poi risaputo come il principale artefice della sua affermazione, Bruno Depetris, abbia costantemente accompagnato l’impulso a crescita e innovazione industriale ad una attenzione particolare per le maestranze, facendo di ciò insegnamento per i giovani (si pensi che attualmente la Depetris impiega circa cento addetti, per un esborso annuo complessivo di circa due milioni e 200.000 euro).
Riteniamo dunque che ogni parallelo con contesti (ancorché letterari) di ben altra natura, non possa prescindere da quella cautela di completezza che è sempre doverosa per scongiurare generalizzazioni, e ciò ancor più in pendenza di un giudizio che non è ancora concluso. Per tutto quanto sopra, ci auguriamo che Ella voglia, Direttore, dare spazio a queste brevi osservazioni così riportando i contenuti dell’articolo in parola verso una dimensione più sensibile a tutte le prospettive di una pronuncia definitiva che deve ancora arrivare.
Con cordialità.
Gli Avvocati difensori dei coniugi DEPETRIS
Chiaffredo PEIRONE
Guido FRACCHIA
Chiara SICCARDI