Due anni e dieci mesi di condanna, con 800 euro di multa,
per tre biciclette rubate: una sanzione severa quella decisa dal tribunale di Cuneo al termine del processo contro A.B.F., 23enne originario di Alessandria e residente a Saluzzo. C’è però una ragione ed è il fatto che il giovane, incensurato, non doveva rispondere di furto semplice ma della più grave imputazione di furto in abitazione.
Le biciclette sottratte, infatti, si trovavano in cortili privati e il reato di furto in abitazione “non può essere inteso restrittivamente come limitato alle mura di casa ma va esteso alle pertinenze, compresi i cortili recintati” come ha spiegato il pubblico ministero Luigi Dentis, chiedendo la condanna a quattro anni e un mese con 1200 euro di multa.
Nel luglio 2018 i Carabinieri di Saluzzo si erano messi sulle tracce del 23enne in seguito a una segnalazione confidenziale, con cui si indicava la presenza di un individuo con una bicicletta rubata in via don Soleri, nei pressi del Foro Boario: “L’imputato era seduto su una panchina vicino alla bici, appoggiata a un albero. È stato lui stesso ad ammettere di averla rubata, prima che gli venissero fatte contestazioni” ha ricostruito in aula il luogotenente Natale Distefano, comandante del Nucleo operativo dell’Arma.
A questo episodio se ne aggiungono altri due, sempre in quel periodo, che vedono protagonista lo stesso imputato. In un’altra occasione infatti erano stati gli agenti della Polizia Municipale a fermare due cittadini gambiani con una bicicletta rubata, che i due dicevano di aver comprato da un giovane italiano accompagnato da un ragazzino. Quest’ultimo aveva quindi indicato A.B.F. come autore del furto.
Il ladro si serviva infatti del tredicenne di origine marocchina come ‘palo’, per rubare le biciclette che poi rivendeva ai numerosi immigrati africani presenti in città nel periodo della raccolta della frutta.