Risale all’agosto del 2018 l’indagine dei carabinieri del Nucleo Operativo di Saluzzo che aveva portato all’identificazione di due immigrati africani, S.E. e D.M., come presunti organizzatori di un giro di spaccio attivo nel parco cittadino di villa Aliberti.
Il giorno 6, durante un servizio di pattuglia, i militari avevano notato un minorenne di origini maghrebine avvicinarsi in bicicletta a un uomo di colore seduto su una panchina al centro dei giardini: i due si erano scambiati qualche parola e si erano poi divisi. Poco dopo il ragazzo, raggiunto e identificato dagli uomini dell’Arma, aveva consegnato spontaneamente un involucro di nylon contenente marijuana e un piccolo quantitativo di hashish. Il giovanissimo affermava di non conoscere la persona che gli aveva venduto gli stupefacenti ma riconosceva un altro dei soggetti gravitanti attorno al parco, S.E., come colui che in luglio gli aveva venduto hashish in tre occasioni.
Gli inquirenti avevano quindi accertato l’esistenza di contatti telefonici tra S.E. e il minore come pure tra il presunto spacciatore e altri individui, molti di giovanissima età, già noti alle forze dell’ordine perché coinvolti in analoghe indagini. Un altro possibile acquirente, classe 1999, dopo essere stato rintracciato dichiarava di aver acquistato droghe leggere per tre volte nel mese di giugno da un africano che conosceva con il soprannome di Zola e che riconosceva in S.E. con certezza.
All’individuazione del coimputato D.M. si era arrivati invece il successivo 18 agosto quando un ragazzino era stato visto avvicinarsi e scambiare con lui un piccolo oggetto. Il minore, trovato in possesso di 0,90 grammi di stupefacenti, sosteneva di non essersi mai recato prima da quello spacciatore ma di averlo individuato “a colpo sicuro” perché lo aveva già visto vendere droga nel parco. Dai riscontri emergeva che in realtà D.M. era già stato rintracciato dallo stesso ragazzo dieci giorni prima. Anche una donna, identificata lo stesso giorno 18, ammetteva di aver acquistato e occultato nel reggiseno una dose di marijuana, cedutale da un ragazzo africano che corrispondeva alla descrizione di D.M. nei giardini di villa Aliberti.
Ripercorrendo in aula l’esito del lavoro investigativo, il sostituto procuratore Francesca Lombardi ha sottolineato come le cessioni documentate, seppur di modesta entità, si inserissero in una più ampia attività di spaccio rivolta a soggetti giovanissimi che aveva destato grande allarme sociale: “Questa estrema facilità nel contribuire all’approvvigionamento di stupefacenti per pochi soldi deve ritenersi rilevante, pur a fronte di modestissimi quantitativi”. Per S.E. la rappresentante della Procura ha chiesto un anno di reclusione, per il coimputato M.D. un anno e tre mesi.