Sono molti i punti interrogativi sul
tentato omicidio avvenuto a Manta lo scorso 4 ottobre. La vittima è un 28enne di nazionalità albanese, colpito al torace da un proiettile di piccolo calibro, mentre si recava in auto al lavoro. Il presunto sparatore è un suo connazionale 29enne, Altin Jakini, arrestato una settimana dopo a Busca.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, lo sparatore si sarebbe mosso alla guida di un furgone, accostandosi all’altro veicolo su via Stazione ed esplodendo il colpo in movimento: nessun cenno e nessuno scambio verbale tra i due guidatori, circostanza che non lascia dubbi circa la premeditazione del gesto. Proprio grazie ai fotogrammi delle telecamere che inquadravano il furgone si è arrivati a individuare un sospettato. Non è chiaro se Jakini conoscesse la vittima e nemmeno se quest’ultima l’abbia riconosciuto. Gli investigatori ipotizzano che il movente sia un precedente litigio tra i due, ma al momento non si sa se il ferito - trasportato al Santa Croce di Cuneo in gravi condizioni, dopo che la sua auto era finita in un canale in secca - abbia fornito indicazioni sull’identità dell’aggressore.
Altri dubbi riguardano la stessa dinamica del ferimento. L’individuazione dei veicoli è stata fatta in un momento anteriore allo sparo: per quanto è noto finora, nessuna telecamera era presente nel punto in cui si è consumato il fatto di sangue. “Si è individuato un veicolo, ma non il soggetto che ha sparato” fa presente l’avvocato Enrico Gallo, difensore di Jakini: “Il quadro a carico dell’indagato è semplicemente indiziario. Il mio assistito si riserva di chiarire la situazione a tempo debito, non a caso si era reso disponibile alla presentazione volontaria alle forze dell’ordine”.
A suo carico il sostituto procuratore Francesca Lombardi aveva spiccato un fermo di indiziato di reato, convalidato dal gip. Il 29enne è in carcere a Cerialdo: la difesa sta valutando l’eventuale richiesta di riesame davanti al tribunale della libertà.