La merce era di una linea esclusiva per la stagione in corso, ma il prezzo non era proprio alla sua altezza. I Carabinieri della Stazione di Saluzzo hanno sequestrato, all’interno del centrale mercato cittadino, un centinaio di capi d’abbigliamento sospettati di essere di provenienza furtiva.
A loro ci sono arrivati con la precisa segnalazione dello stesso derubato, un imprenditore manifatturiero lombardo che, a giugno scorso, aveva subito un ingente furto d’abbigliamento griffato all’interno della sua azienda. Da qualche tempo gli stavano giungendo notizie dai titolari di negozi sparsi nel Nord Ovest, che avevano l’esclusiva dei suoi prodotti, secondo i quali i capi della stagione in corso venivano “svenduti” su alcuni banchi di noti mercati piemontesi. Non solo un indizio per risalire alla refurtiva, ma anche una forma di concorrenza sleale.
Avuto il sospetto che parte di quella merce si trovasse su un banco del mercato saluzzese, l’imprenditore derubato, dapprima si è recato sul posto e poi, una volta riscontrata la notizia, non ha avuto dubbi nel rivolgersi al locale comando dell’Arma. Da qui è scattata una discreta ma approfondita verifica che ha portato al sequestro dell’abbigliamento perché privo di riscontri oggettivi sulla legittima provenienza.
Il proprietario del banco si è giustificato sostenendo trattarsi di articoli provenienti da stock poi rivenduti a prezzi particolarmente vantaggiosi. Il prezzo applicato infatti, nonostante si trattasse di una linea d’abbigliamento appena prodotta per la stagione autunno-inverno 2016, era notevolmente più basso di quello previsto.
Il commerciante ambulante, un trentenne torinese, è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Cuneo per ricettazione, reato particolarmente grave perché punisce con pene da due a otto anni di reclusione chiunque acquista o commercia cose provenienti da delitto.
La merce sequestrata, del valore di duemila euro circa, è stata restituita al legittimo proprietario il quale si è dichiarato particolarmente soddisfatto, non tanto per il valore recuperato quanto per la possibilità di aver interrotto uno dei canali illeciti di distribuzione della refurtiva.