“Il mio amico me ne aveva parlato, diceva che la professoressa voleva un figlio da lui”: la testimonianza, sconcertante, viene da un giovane oggi poco più che maggiorenne. L’amico di cui parla all’epoca aveva solo 14 anni ed era seguito da una docente di sostegno 36enne, residente a Savigliano, oggi a processo per abusi sessuali su minore e stalking.
Tutto è partito, quattro anni fa, con la denuncia della madre dell’adolescente. Ai carabinieri ha raccontato di aver scoperto che quella donna gli inviava messaggi con vezzeggiativi come “cucciolo” o “amore”. La sorella afferma di aver visto foto inequivocabili nella chat tra il quattordicenne e la prof: “Aveva preso a stare spesso fuori casa, anche di notte, diceva che andava con i suoi amici o che dormiva sulle panchine. Un giorno però abbiamo trovato i peli del cane della prof sui suoi vestiti”. Lui, sul momento, avrebbe ammesso solo di averla baciata, nulla di più: “Un po’ per volta - aggiunge la madre - le cose sono emerse, dopo la denuncia e l’interrogatorio in Procura mi ha parlato anche del fatto che avevano avuto rapporti sessuali”.
Confidenze del genere sono state riferite ai giudici da diversi amici e coetanei di lui. “Gli aveva mostrato di essersi tatuata il suo nome su una spalla, con la maglia scollata se ne notava una parte” dice un compagno di scuola dell’epoca, che aggiunge: “Mi parlava di rapporti completi e non protetti. So che lui aveva paura che lei restasse incinta”. Il testimone sentito nell’udienza odierna ha confermato questa circostanza: “In un’occasione lei gli mandò la foto di un test di gravidanza negativo, lui me la mostrò. Ho visto di persona che la prof gli faceva regali: un telefonino, una maglia, forse anche un cappello”.
Particolari che si aggiungono al quadro descritto da una psicologa, incaricata dalla difesa di parte civile di esaminare la presunta vittima di abusi. “L’insegnante gli aveva proposto di andare a studiare a casa sua, lui si sentiva molto valorizzato da queste aspettative” ha spiegato la dottoressa: “Aveva approfondito la conoscenza con la figlia di lei, sua coetanea, poi si era accorto che la docente sembrava voler evitare questo avvicinamento. Dopo un po’, infatti, succedeva che quando andava a casa della prof non ci fosse mai la figlia”. La donna avrebbe mostrato un attaccamento sempre più morboso, secondo la psicologa: “Diceva cose come ‘tu sei il mio cucciolo’ o ‘questo è il nostro nido’, nella dimensione di un rapporto esclusivo. Il ragazzo ha paragonato questa situazione al ‘farsi una canna’: un senso di torpore e una vicinanza sia di pensiero che fisica, evoluta poi in attività sessuale”.
Nella perizia si precisa che questo legame avrebbe inciso sulla sfera familiare: “L’insegnante ha iniziato a parlargli in modo molto negativo della sorella e della madre, inducendolo a prendere le distanze da loro. Non voleva che frequentasse altre persone, ma che si concentrasse sulla loro relazione”. Questa esperienza, sostiene la psicologa, “si è sovrapposta a un trauma precedente, perché lui era stato picchiato dal padre ed esposto a situazioni di violenza quando era ancora un bambino”.
L’audizione dell’imputata, inizialmente prevista per oggi, è stata fissata al 27 aprile.