SAVIGLIANO - Aggressione dopo l’incidente, ma la denuncia arriva da un altro automobilista

L’uomo sostiene di essere stato preso a pugni e minacciato dagli occupanti di un furgone, padre e figlio. Il motivo? Chiedeva di poter svoltare verso il parcheggio

a.c. 12/04/2023 18:45

Tra i due litiganti il terzo gode, dice la saggezza popolare. Non così, di certo, nel caso denunciato da un signore di Savigliano, per cui sono finiti a processo due automobilisti, padre e figlio, che appena prima erano stati coinvolti in un’incidente all’uscita dal parcheggio di un bar.
 
I due, D.C. con il figlio F.C., erano usciti dal locale e subito dopo essere risaliti sul loro furgone si erano scontrati con un altro veicolo. Su quanto accaduto in seguito le versioni sono discordanti: “Mentre aspettavamo i vigili per compilare il modulo CID, è arrivato questo signore. Voleva passare a tutti i costi e clacsonava”, ha raccontato F.C., ora imputato di lesioni, minacce e violenza privata. A suo padre sono contestati invece solo questi ultimi due capi: secondo la Procura, avrebbe dato manforte al figlio sia aggredendo il malcapitato automobilista dal punto di vista verbale, sia impedendogli di raggiungere il bar dove costui, presumibilmente, avrebbe chiamato i soccorsi. “Questa persona voleva andare al bar a far colazione e l’ha fatto, io l’ho solo invitato a non gridare” è quanto afferma D.C., negando ogni addebito. Il figlio, aggiunge, si sarebbe limitato a dare una spinta alla persona offesa, senza però colpirla: “L’ho spinto e lui ha continuato a urlare, entrava e usciva dal bar” ha confermato F.C. a sua volta.
 
Chi non ne è per nulla convinto è il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, il quale infatti ha domandato per entrambi la condanna: “Sono un dato conclamato le lesioni all’occhio sinistro patite dall’aggredito e da lui ricondotte a un pugno, subito dal più giovane dei due imputati. L’atteggiamento del padre, del resto, era da subito trasceso e si era passati a vere e proprie minacce”. A F.C. è contestata la recidiva reiterata specifica: “È un soggetto il cui casellario penale parla da sé, con numerosi precedenti violenti. Il pugno c’è stato e non è inferto per legittima difesa o per errore, lo attestano la documentazione e la testimonianza dei vigili”. “Non possiamo sdoganare - ha concluso il pm - la possibilità che la gente si faccia giustizia da sé in strada, con frasi come quella che sarebbe stata pronunciata: ‘non ce ne frega nulla dei carabinieri’”. Per D.C. la pena richiesta dalla Procura è di un anno di reclusione, per F.C. 20 mesi più la revoca della sospensione condizionale.
 
D’accordo l’avvocato di parte civile Francesco Sabre: “La persona offesa doveva svoltare per parcheggiare, non poteva farlo poiché un’auto stava facendo manovra. D.C., senza nessun motivo, ha preso a insultarlo e minacciarlo”. “Il fatto è grave - ha aggiunto il legale - ed è capitato a una persona pacifica che non aveva nessuna intenzione di provocare quella reazione”.
 
L’8 maggio è in calendario la discussione dell’avvocato Bertinetti, difensore dei due imputati, seguita dalla sentenza del giudice.

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