CAVALLERMAGGIORE - Denunciò un finanziere, ora è a processo per calunnia

L’imputata sosteneva che le fiamme gialle avessero fatto irruzione nella sua abitazione: si trattava in realtà di un capannone adibito a lavanderia abusiva

a.c. 20/02/2023 17:40

Parte da una denuncia - poi archiviata - contro un maresciallo della Guardia di Finanza di Fossano il processo per calunnia nei confronti di N.D., una cittadina russa residente nella città degli Acaja.
 
La donna è stata rinviata a giudizio per aver querelato i finanzieri che nel marzo del 2018 avevano fatto irruzione in un capannone industriale a Cavallermaggiore. Le fiamme gialle avevano avviato accertamenti nei suoi confronti, pochi giorni prima, perché convinti che N.D. gestisse una lavanderia abusiva: “La sua ditta individuale di lavanderia - ha spiegato il maresciallo Pasquale Monni - aveva luogo di esercizio in un indirizzo dove si trovava in realtà un altro negozio. Ci siamo posti quindi il problema di dove fosse la sede. Lei aveva affermato di lavorare con la lavatrice di casa, ma non era materialmente possibile”. La titolare però era stata vista accedere in un capannone, dove il cognato aveva condotto un’attività in passato.
 
I militari avevano deciso quindi di entrare per un sopralluogo: “La signora era fuori dal capannone, appena ci siamo presentati si è chiusa dentro. Dall’esterno sentivamo rumori di macchinari, questo ci ha indotti a credere che li stesse spegnendo”. Uno dei finanzieri aveva scavalcato la recinzione raggiungendo i locali: “Dopo una trentina di secondi - ha raccontato il collega - è uscito insieme a N.D. e lei ha aperto il cancello, facendo entrare me e il tenente che era con noi”. Nel capannone c’era una grande lavatrice, spenta ma ancora calda, oltre a tre macchinari per la stiratura e uno sgabuzzino con parecchi capi puliti. Nulla, ha aggiunto il testimone, faceva pensare che qualcuno vivesse in quel luogo: “In una stanzina c’erano pensili adibiti a cucina, un tavolo e delle sedie, ma non c’erano letti. Nel corso del controllo né N.D. né il cognato, giunto in seguito, hanno sostenuto che quel capannone fosse un domicilio privato”. La contestazione, ha spiegato il maresciallo, sarebbe giunta solo mesi dopo, al termine della verifica nei confronti della titolare dell’attività e del cognato nonché proprietario del fabbricato. Tutti e due, dopo l’archiviazione dell’inchiesta per violazione di domicilio, sono stati indagati per calunnia, ma la posizione dell’uomo è poi stata archiviata.
 
Al momento del sopralluogo era presente anche la sorella dell’imputata, compagna del proprietario del capannone. Sentita dal giudice, ha sostenuto di aver fatto una doccia nel bagno della ditta pochi minuti prima che si presentassero i militari: “Quando sono uscita sono rimasta sorpresa, perché ho trovato un estraneo che si è qualificato come finanziere. Io avevo addosso solo un telo”. Anche lei ha confermato che sul momento nessuno dei presenti aveva denunciato la presunta violazione di domicilio: “Nel capannone c’è un alloggio, ma nessuno ci vive in modo stabile. A volte il mio compagno si ferma a dormire”.
 
Il processo è stato rinviato al 6 giugno, quando il cognato dell’imputata verrà sentito come teste assistito.

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