RACCONIGI - Guerra tra vicini per una canna fumaria. L’imputata è “scagionata” da una telecamera

L’autore della denuncia aveva affermato di essere stato investito da un’auto: “Falso” riconosce la Procura, dopo la visione del video in aula

Andrea Cascioli 08/01/2024 20:01

Se dispetti ci sono stati, secondo la Procura, erano reciproci. E in almeno un caso le accuse contro E.C., 54enne residente a Racconigi, sono state inventate di sana pianta. Un vicino, ormai deceduto, l’aveva denunciata affermando di essere stato investito in bicicletta da un’auto guidata da lei.
 
La donna, però, aveva provveduto da tempo ad installare telecamere GoPro perfino sulla sua vettura, a fronte della “guerra” con il vicino e la sorella di lui che andava avanti ormai da anni. Il video, prodotto in aula dalla difesa e mostrato al giudice, è stato dirimente: “Mostra un danno autoinferto dalla persona offesa, per esasperare i toni di una situazione già particolarmente delicata” ha ammesso anche il pubblico ministero Gianluigi Datta, chiedendo l’assoluzione per l’imputata dall’accusa di stalking condominiale: “Se atti persecutori vi sono stati, sono arrivati in risposta alle provocazioni poste in essere dai vicini”.
 
L’oggetto della discordia, almeno all’inizio, era una canna fumaria: “Ho chiesto diverse volte al vicino di pulire le canne fumarie, finché eravamo in buoni rapporti. Lui ha risposto che in trent’anni non le aveva mai pulite e non aveva intenzione di farlo”. Ulteriori screzi erano emersi a seguito della segnalazione di una serie di abusi edilizi, poi sanati. Sulla canna fumaria, però, non c’era stato modo di intendersi: “Non potevo nemmeno aprire le finestre per via del fumo nero. Ho cercato un accordo, ma il vicino continuava a urlare in piazza che voleva farmi soffocare”. La sorella dell’uomo, anche lei costituitasi parte civile nel processo, parlava invece di una vera e propria persecuzione da parte della 54enne: “Mi accusava di aver ucciso le galline che io stessa le avevo regalato e di averle avvelenato piante e fiori: aveva anche attaccato un cartello con scritto ‘assassina’. Ha chiamato i carabinieri accusandomi di aver rubato e bruciato legna, in un’occasione mi ha fatta tornare a casa denunciando un incendio che in realtà non c’era stato. Un’altra volta ancora mi ha tirato una piastrella”.
 
Inutile il tentativo di mediazione dei carabinieri, intervenuti almeno settanta o ottanta volte - ricorda il maresciallo Silvano Tavella - a partire dal 2017: “Le chiamate venivano da E.C. in massima parte” precisa. Tra i torti che la signora lamentava veniva menzionato di frequente il danneggiamento del muretto divisorio tra le proprietà: “Tuttavia non ho mai constatato danneggiamenti. La signora sosteneva inoltre che il telo da lei posto sopra al muro venisse danneggiato, ma era esposto alle intemperie. Non abbiamo concluso che i danni fossero attribuibili a qualcuno”.
 
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Bartolomeo Bottero, ha contestato le richieste assolutorie della Procura: da parte dell’imputata, afferma, “bastava il semplice abbaiare del cane per un secondo a far partire gli insulti, che poi arrivavano a minacce come ‘sarebbe meglio che tu morissi’”. Anche l’“insistenza” nel lagnarsi degli abusi edilizi e nel chiamare i carabinieri “per cause molto banali” denoterebbero l’indole molesta dell’accusata: “La vicina ci parla di un forte stato d’ansia, determinato dal fatto che E.C. le urlava contro appena apriva la porta e che, quando usciva, era stata costretta a rientrare in casa perché chiamata da pompieri e carabinieri”. “Se c’è una vittima di stalking è lei: è lei che ha cambiato le sue abitudini di vita, installando le telecamere e mettendo in vendita la casa” obietta l’avvocato difensore Francesco Hellman, menzionando oltre al presunto investimento un altro episodio in cui l’imputata era stata accusata di aver “inseguito” il suo vicino in un ambulatorio: “Ma lei in quel posto ci lavorava, non ha inseguito nessuno”.
 
Il giudice Giovanni Mocci, accogliendo le conclusioni difensive, ha assolto la 54enne perché il fatto non sussiste.

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