Una guerra tra vicini durata anni, tra denunce incrociate, interventi periodici dei carabinieri e dispetti di cui anche altre persone affermano di essere state testimoni. Da una parte due nuclei familiari, una signora e il fratello (oggi deceduto) con sua moglie. Dall’altra E.C., autrice di molteplici segnalazioni nei loro confronti, ma oggi chiamata a difendersi a sua volta dall’accusa di stalking condominiale.
Terreno dello scontro, le abitazioni indipendenti dei tre protagonisti della vicenda a Racconigi. La donna che ha denunciato la vicina ha enumerato in aula una serie di vessazioni di cui sostiene di essere stata bersaglio, insieme al defunto fratello: “Mi accusava di aver ucciso le galline che io stessa le avevo regalato e di averle avvelenato piante e fiori: aveva anche attaccato un cartello con scritto ‘assassina’. Ha chiamato i carabinieri accusandomi di aver rubato e bruciato legna, in un’occasione mi ha fatta tornare a casa denunciando un incendio che in realtà non c’era stato. Un’altra volta ancora mi ha tirato una piastrella”. Sul fatto che la litigiosità tra le parti fosse ai massimi livelli garantisce il maresciallo Silvano Tavella: “Dal 2017 a oggi avremo effettuato almeno settanta o ottanta interventi, non solo dalla stazione carabinieri di Racconigi. Le chiamate venivano da E.C. in massima parte”. Tra i torti che la signora lamentava veniva menzionato di frequente il danneggiamento del muretto divisorio tra le proprietà: “Tuttavia non ho mai constatato danneggiamenti. La signora sosteneva inoltre che il telo da lei posto sopra al muro venisse danneggiato, ma era esposto alle intemperie. Non abbiamo concluso che i danni fossero attribuibili a qualcuno”.
La vedova dell’altra persona offesa conferma le accuse di sua cognata: “La vicina ci diceva parolacce di ogni genere e inventava cose non vere, sostenendo che facessimo ‘rumori strani’. Sovente metteva la radio fuori dalla sua abitazione e la lasciava accesa ad alto volume, mentre trasmettevano il rosario”. Il suo defunto marito, aggiunge, avrebbe ricevuto molteplici messaggi offensivi sul cellulare e ingiurie gratuite: “Aveva segnalato irregolarità edilizie che lui ha sanato con il Comune. Nonostante questo, lei continuava a dire ‘abusivi, andate via’”. Il proprietario di un’officina, sita nelle immediate vicinanze, afferma di aver assistito ai litigi e di essere stato a sua volta ingiuriato da E.C.: “Non abbiamo mai denunciato. Spesso chiama i carabinieri per interrompere il nostro lavoro, sono venuti più di venti volte. Dice che non possiamo stare in zona residenziale, ma ho tutte le autorizzazioni”. I dissapori sono testimoniati da un altro artigiano e residente dell’area: “Ho visto parecchi litigi tra i due fratelli e la signora. I litigi erano provocati da gesti banalissimi dei due, come pulire il cortile con una scopa, chiudere una persiana o spaccare un pezzo di legno. Tante volte nascevano dal semplice abbaiare del cane, oltretutto sempre in pieno giorno”.
Più gravi i fatti descritti da un altro racconigese, senza rapporti di vicinato con le due parti: “La prima volta che ho visto la signora mi sono trovato bloccato per strada dalla sua vettura, messa di traverso. Era dietro alla macchina che filmava i vicini: quando loro le hanno chiesto perché lo stesse facendo, li ha insultati ed è scappata. Tempo dopo mi ha avvicinato al bancomat per chiedermi di testimoniare che i signori l’avevano aggredita, ma io ho rifiutato”. L’uomo sostiene invece di essere stato testimone dell’investimento del vicino di E.C. da parte dell’imputata: “Stava percorrendo in bici una strada centrale, vicino a piazza Castello. La signora l’ha colpito con l’auto. Mentre gli prestavo i soccorsi lei inveiva sia contro di me che contro di lui. Poi è risalita in auto e si è allontanata, quando sono arrivati i carabinieri e l’ambulanza è tornata e ha ripreso a insultare tutti, me compreso. Diceva che ero stato pagato dal vicino per screditarla”.
Il processo proseguirà il 19 giugno con l’esame dell’imputata e dei testi a difesa.