SAVIGLIANO - Lite con i sanitari al centro vaccinale, assolto un fisioterapista

Era accusato di interruzione di pubblico servizio e minacce a una dottoressa. La difesa: “Il diritto alla salute e al consenso informato non è una vana pretesa”

Andrea Cascioli 06/06/2024 18:55

Nessuna minaccia, né interruzione di pubblico servizio. Il giudice ha assolto da queste imputazioni un fisioterapista residente a Brossasco, G.C., che era stato denunciato dall’Asl Cn1 dopo un episodio avvenuto al centro vaccinale di Savigliano, nel settembre 2021.
 
Il fisioterapista si era recato alla Crusà Neira, allora sede delle vaccinazioni anti-Covid, in compagnia di un’amica e collega. In un secondo tempo lo aveva raggiunto in qualità di avvocato l’attuale sindaco di Savigliano, Antonello Portera, che era stato da lui chiamato. Giunto sul posto, Portera aveva trovato il suo conoscente impegnato in un confronto i sanitari: “Mi disse di essere in attesa di risposte. Ho visto in effetti che i sanitari erano al telefono in un luogo riservato della sala, poi una dottoressa è venuta verso di noi e ha detto che non era autorizzata a fornire risposte”. Dopo aver convinto il fisioterapista a desistere dal proposito di chiamare i carabinieri, Portera aveva suggerito alla dottoressa di mettere per iscritto quanto dichiarato: “Il quesito posto da G.C. riguardava la conferma che il vaccino somministrato sia esattamente quello previsto dalla legge, cioè un vaccino per la prevenzione del contagio. A lui risultava invece che servisse solo ad attenuare gli effetti gravi della malattia”.
 
Una volta ottenuta la dichiarazione scritta, G.C. si era allontanato in compagnia del legale e dell’altra persona. L’avvocato sostiene di non aver sentito pronunciare insulti o minacce, sebbene il clima di tensione con medici e infermieri fosse palpabile: uno di loro, in particolare, si sarebbe rivolto al fisioterapista dicendogli che “ha già parlato troppo”. Lo strascico giudiziario della vicenda è arrivato in seguito, quando l’uomo è stato denunciato sia per interruzione di pubblico servizio che per minaccia a pubblico ufficiale. Quest’ultima accusa faceva riferimento ad alcune mail successive con la dottoressa, nelle quali G.C. manifestava la sua intenzione di presentare un esposto sull’accaduto.
 
“Ho cercato di difendermi da una sorta di aggressione ‘bianca’, con persone che non conoscevo e che mi accerchiavano, alternandosi” ha spiegato in aula l’imputato, aggiungendo di essersi premurato, già prima, di richiedere informazioni all’Asl: “Ho un numero enorme di mail con cui ho richiesto spiegazioni all’Asl: l’unica risposta che mi è stata data dal dottor Montù [direttore del servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl Cn1, ndr] è che mi sarei dovuto rivolgere al medico vaccinatore. Cosa che ho fatto”. “L’imputato aveva le capacità tecniche per acquisire informazioni autonomamente sul vaccino” ha premesso il pubblico ministero, precisando tuttavia che “il ritardo non è del tutto imputabile a lui, perché è emerso che c’era un solo medico: la dottoressa è rimasta l’unico interlocutore possibile nel centro”. Per questo motivo il rappresentante dell’accusa aveva chiesto l’assoluzione per l’ipotesi di interruzione di pubblico servizio e la condanna a sei mesi solo per l’altro capo: “L’imputato è andato a scrivere alla dottoressa - minacciandola di sanzioni disciplinari - dopo che lei aveva già perso oltre un’ora per dargli tutti i chiarimenti”.
 
L’Asl si è costituito in giudizio solo per l’imputazione di interruzione di pubblico servizio. Un’accusa provata, secondo il legale dell’ente, dal momento che “una turbativa della regolarità del servizio vaccinale sicuramente c’è stata”. L’imputato “si era quasi voluto preparare per una sorta di ‘battaglia’ all’interno del centro vaccinale. Si è approntato per recarsi non a fare il vaccino, ma a provocare il personale Asl”. A causa del suo “atteggiamento provocatorio” l’attività del centro avrebbe subito un’ora e mezza di ritardo.
 
Il difensore del fisioterapista ha osservato come la stessa dottoressa, tuttavia, non abbia parlato di aggressioni: “Non ci sono stati insulti né aggressioni: sicuramente i vaccinatori erano in buona fede, ma nel 2021 qualche legittimo dubbio sulla propria salute poteva essere sollevato”. In merito alle accuse, il legale ha affermato: “Il diritto alla salute e al consenso informato è una vana pretesa di un soggetto bizzarro? Se così è, allora è vero che c’è stato un qualche tipo di turbativa, perché un’interruzione non c’è stata. Vero è che l’imputato fosse ‘malfidato’: lo era perché aveva ottenuto solo risposte generiche”. La difesa ha menzionato una sentenza con cui, tre mesi fa, il tribunale di Cuneo ha assolto il dirigente dell’Asl Domenico Montù dall’accusa di omissione d’atti d’ufficio. La tesi era che non spettasse a lui, ma al medico vaccinatore, fornire informazioni sul vaccino anti-Covid: “È inutile che Montù dica che deve rispondere il vaccinatore e il vaccinatore dica che deve rispondere Montù: qualcuno la responsabilità se la deve prendere”.

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