Lui voleva andare in bagno e il professore, per impedirgli di lasciare la classe, lo ha morso. Questo è ciò che riferisce un allievo dell’Itis “Arimondi-Eula”, sede distaccata di Racconigi, riguardo a un’incredibile aggressione subita nel febbraio dello scorso anno a scuola.
Il ragazzo, al terzo anno di meccanica, non aveva ancora compiuto diciotto anni. Era l’ultima ora di scuola: “La lezione era iniziata da pochi minuti, - ha raccontato il giovane - due miei compagni erano già andati in bagno chiedendo il permesso al professore e lui aveva acconsentito”. Arrivato il suo momento, il docente avrebbe invece opposto un rifiuto e spiegato che “nessuno sarebbe uscito dalla classe”, se tutti gli allievi non fossero rimasti seduti per almeno venti minuti. Un divieto che l’autore della richiesta aveva ritenuto assurdo, tanto più che, a suo dire, quel prof ce l’avrebbe avuta proprio con lui: già in più occasioni, ha spiegato, gli aveva vietato di andare ai servizi. “Dovevo veramente andare in bagno e non era la prima volta che mi negava il permesso” ha ribadito questa mattina davanti al giudice, dove il suo ex insegnante è a processo per lesioni aggravate.
La denuncia è partita dal preside dell’istituto “Arimondi-Eula” il quale, oltre a segnalare il fatto ai carabinieri, ha avviato un procedimento di destituzione: oggi l’accusato non insegna più a Racconigi. I genitori del giovane non hanno invece sporto querela, ma erano in tribunale a Cuneo per assistere alla deposizione del figlio. Oltre alla sua ricostruzione dei fatti e a quella delle persone presenti, c’è un video realizzato da un compagno di classe con il telefonino: “Sul momento pensavo fosse una cosa divertente” si è giustificato il ragazzo, anche lui diciassettenne all’epoca. In veste di testimone, lo studente ha raccontato di aver visto il suo compagno di classe discutere con il docente e poi incamminarsi verso la porta: “Per impedirgli di uscire il professore si è messo davanti: il mio compagno è riuscito ad aprire la porta, dopo qualche spintone. Il professore, non sapendo più come reagire, lo ha morso sotto la spalla”. In aula era presente anche un assistente tecnico dell’istituto, chiamato dallo stesso prof, poco prima, per risolvere un problema col registro elettronico. Il tecnico ha ammesso di non aver visto il morso, ma di aver sentito un’esclamazione di dolore dell’adolescente e di averlo poi osservato mentre tornava indietro stupefatto: “Ha detto qualcosa come ‘avete visto cosa ha fatto?’. Poi si è tolto la maglia e ha mostrato un segno, come un livido, sul braccio”.
Al pronto soccorso, dove lo studente si era recato una settimana dopo, erano state scattate foto della ferita: “Ho ancora la cicatrice” ha detto la persona offesa, mostrando il braccio al giudice. In merito a quanto accaduto negli attimi precedenti, ha precisato, il primo a cercare un contatto fisico sarebbe stato l’insegnante, afferrandolo per un braccio con entrambe le mani: “Io non ho applicato grande pressione, perché c’era differenza fisica tra me e lui e non avevo intenzione di recargli danno” ha detto. Il tecnico in aula ha confermato di non aver notato azioni violente da parte del giovane, ma ha negato che contro di lui ci fosse particolare accanimento da parte del docente: “Il professore gli ha detto che sarebbe potuto andare in bagno a fine ora, anche a un altro ragazzo era stato negato il permesso”. “C’era già stato un episodio analogo quando, mentre tutta la classe stava usando i cellulari, il professore aveva richiamato solo lui” ha ricordato invece il compagno.
Il 6 febbraio si attende il completamento dell’istruttoria. Poi il giudice fisserà un’ulteriore udienza, per la discussione.