SAVIGLIANO - Savigliano, in abiti settecenteschi fermò una ciclista su un marciapiede: a processo per violenza privata

La donna lo accusa di averla costretta a scendere dalla bici con la forza. L’imputato è un 64enne conosciuto per la sua mise e le ‘crociate’ contro i ciclisti indisciplinati

a.c. 10/09/2020 17:03

 
A Savigliano lo conoscono in molti, almeno di vista, perché la sua mise quotidiana è di quelle che non passano inosservate: M.Z., 64enne ex guardia forestale in pensione, è solito passeggiare per il centro abbigliato come un gentiluomo del XVIII secolo.
 
C’è anche un’altra caratteristica che lo distingue ed è la sua insofferenza verso l’indisciplina di quei ciclisti che circolano nelle aree destinate ai pedoni: un fenomeno che M.Z. ha denunciato più volte alle autorità competenti. Qualcuno, però, lo accusa di essersi spinto ben al di là di questo in almeno un’occasione. I fatti risalgono all’8 marzo dello scorso anno, quando “l’uomo del Settecento” è stato protagonista di un diverbio con una 28enne residente in città che l’ha portato in tribunale a Cuneo con l’accusa di violenza privata.
 
La donna quel giorno procedeva in bici lungo piazza del Popolo, nelle vicinanze del ‘Molo’ pedonale. Rispondendo alle domande del pm Raffaele Delpui, ha precisato che in quel momento non stava transitando sul marciapiede, ma si era fermata per rispondere al cellulare: “M.Z. si è avvicinato alle mie spalle - ha raccontato - e mi ha afferrato il braccio per richiamare la mia attenzione. Voleva che scendessi dalla bicicletta. Gli ho risposto che lo avrei fatto dopo aver terminato la telefonata, ma lui ha continuato a insistere al punto che ho dovuto interromperla”. Nel frattempo il 64enne si sarebbe portato davanti alla bicicletta, trattenendone la ruota anteriore fra le gambe per bloccarla: “Diceva che non mi faceva onore, in quanto donna, comportarmi male proprio il giorno della festa delle donne”. Oltre a questo, la giovane ha aggiunto che l’uomo avrebbe proferito una sgarbata allusione sessuale nei suoi confronti, prima che lei acconsentisse a scendere dalla bici tornando poi a inforcarla in strada.
 
La questione non era destinata a finire lì, perché mezzora dopo la 28enne sarebbe tornata in centro con il suo compagno incontrando di nuovo M.Z.: “Lui era con un gruppo di passanti e ha cominciato ad additarci. Ci siamo risentiti e il mio compagno è andato a dirgli di lasciarmi stare”. In entrambe le occasioni erano sopraggiunte le forze dell’ordine, su richiesta dell’attuale imputato: uno dei carabinieri intervenuti ricorda che la ragazza accusava M.Z. di essersi rivolta a lei in malo modo. Dal canto suo, l’uomo sosteneva di essere stato insultato da lei e minacciato dal suo compagno.
 
Tra gli argomenti difensivi portati dall’avvocato Laura Mana c’è il fatto che, se davvero M.Z. avesse trattenuto la ruota della bici con le gambe, i suoi abiti in seta si sarebbero rovinati. L’autrice della denuncia ha risposto tuttavia di non aver fatto caso a questo particolare.
 
Il processo è stato aggiornato al prossimo 15 ottobre per il completamento dell’istruttoria.

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