“Quando ho tentato di aprire la porta ho visto due miei amici fuori dal locale, uno veniva preso a calci mentre era accasciato a terra e l’altro si stava legando una cintura alla gamba, per fermare la perdita di sangue. Scene da Far West”: così racconta una trentaduenne fossanese rievocando la sanguinosa aggressione subita da tre suoi amici, in un locale di Savigliano, a febbraio di due anni fa.
Un pestaggio con calci e pugni, lanci di posacenere e pezzi di cemento, perfino coltellate. Nessuno ha saputo spiegare in tribunale perché sia accaduto tutto questo: “Non li avevamo mai visti prima” ha detto la testimone. Quella sera lei era arrivata al bar Taipei di piazza Cavour intorno all’una e mezza di notte, insieme a tre amici. Il tempo di ordinare un cocktail ed era uscita insieme a uno dei suoi accompagnatori, per fumare una sigaretta: “Da fuori ho visto il mio amico sulla porta parlare con un ragazzo che aveva problemi di deambulazione. Sembravano tranquilli. Quando è venuto avanti il ragazzo lo ha raggiunto e toccato da dietro, nel farlo è scivolato. Da lì è successo il delirio”.
A processo per lesioni aggravate ci sono ora due cugini albanesi, E.X. e K.X., insieme a due italiani: a S.F., al momento detenuto per altra causa, si contesta di aver partecipato al pestaggio armato di coltello, mentre C.D. è accusato di intralcio alla giustizia perché si sarebbe recato nel locale più tardi, intimando ai presenti di non parlare di quanto era accaduto. Il primo a intervenire dopo la discussione che aveva visto protagonista E.X. sarebbe stato il cugino, seguito poi da altri amici: “Volavano pezzi di cemento e posaceneri - ha raccontato la testimone -. Un attimo dopo ho visto il mio amico col volto ridotto a una maschera di sangue: dovevano avergli spaccato in faccia un bicchiere o un posacenere”. Alla prima aggressione erano seguiti alcuni minuti di calma apparente, durante i quali il ferito era stato riportato all’interno del bar: “Dopodiché i ragazzi sono tornati con i coltelli. Ho visto E.X. puntare un’arma contro uno dei miei amici, anche un altro della loro compagnia era armato”.
Uno dei tre uomini aggrediti ha confermato le circostanze: “Un mio amico mi ha raggiunto dicendo che era successo un casino. Sono uscito e ho trovato l’altro ragazzo che era insieme a noi con la fronte insanguinata. Gli abbiamo prestato le prime cure e poi sono tornato fuori per fumare”. In quel momento non c’era nessuno, ma poco dopo si era avvicinato un gruppo di sconosciuti, uno dei quali - afferma - zoppicava e teneva un coltello in mano: “Ho cercato di toglierglielo e mi sono saltati addosso, erano in troppi per reagire. Mi hanno colpito con un mattone e ho riportato ferite da taglio sul polpaccio, sul ginocchio e all’anca, un’altra più leggera alla pancia”. Il gruppo degli aggressori, ricorda il teste, proveniva da più direzioni e si era poi allontanato su due diverse auto. “Nessuno - aggiunge - mi ha mai chiesto scusa: ho ricevuto solo un messaggio su Facebook da una persona, mi chiedeva di ritirare la denuncia”. Il motivo di quell’aggressione selvaggia? “Non lo so tuttora. Non ho mai avuto niente a che fare con loro”.
Il prossimo 12 dicembre si attende l’audizione dei restanti testi.