Si è ritrovato a processo con accuse di lesioni, minaccia, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale un giovane di origini africane che aveva dato in escandescenze sulla banchina della stazione di Savigliano.
Motivo dell’esplosione di rabbia di M.A., residente in provincia, sarebbe stata la lite con il capotreno del convoglio a bordo del quale viaggiava, sulla tratta tra Torino e Cuneo. Il ragazzo era stato trovato senza biglietto insieme ad altre due persone, una delle quali - un 56enne italiano senza fissa dimora - avrebbe innescato la polemica con l’addetto ai controlli: “A Cavallermaggiore ho incrociato tre persone senza biglietto. Poiché dicevano di non avere soldi né documenti, ho chiesto loro di scendere alla prossima stazione, avvertendoli che in caso contrario avrei dovuto chiamare la polizia” ha spiegato il capotreno, all’epoca 23enne.
Da quella richiesta sarebbe nata la discussione: “M.A. ha preso a darmi del razzista e paragonarmi a Hitler, veniva istigato in questo dall’uomo più anziano. Poi mi ha minacciato dicendo che avrei dovuto fare attenzione, perché lui viaggiava spesso su quel treno e ci saremmo rivisti. Non ricordo però di averlo incontrato né prima né dopo”. Arrivati in stazione, il ferroviere aveva chiesto l’intervento degli agenti della Polfer, già presenti sulla banchina. Su quanto accaduto in seguito ha riferito l’assistente capo Laura Acciavatti: “Il ragazzo è rimasto sul treno, siccome il convoglio era pieno di studenti lo abbiamo invitato a calmarsi e abbiamo cercato di evitare che le cose degenerassero”.
L’immigrato, però, avrebbe reagito all’intimazione scagliandosi contro il capotreno: “Lo ha minacciato e ha cercato di colpirlo più volte. Gli dava anche del razzista dicendo che ‘né in Francia né in America succedono queste cose’. Per evitare che potessero cadere tutti e due sulle rotaie lo abbiamo atterrato”. L’accusa di lesioni è giustificata dal fatto che M.A. avesse scalciato contro i tre agenti, procurando a tutti loro ferite che sono poi state refertate in Pronto soccorso. Oltre a questo c’è un’ipotesi di oltraggio, riferita a una delle frasi (“razzisti di m…”) rivolte contro i poliziotti nel corso dell’intervento. Il sovrintendente Acciavatti ha precisato che il fermato si era mostrato molto più ragionevole dopo l’allontanamento del capotreno.
Il 5 luglio si attende la conclusione del procedimento a suo carico.