Uno strattone alla propria figlia disobbediente può essere reato, se il gesto - anche involontario - si rivela violento. Lo ha stabilito il tribunale di Cuneo, condannando un padre a una multa di 300 euro, più altri 1250 euro da versare come risarcimento alla ragazza minorenne.
Il giudice Sandro Cavallo ha ritenuto che sussistesse il reato di lesioni colpose, pur assolvendo il genitore dall’ulteriore accusa di abuso dei mezzi di correzionem perché il fatto non costituisce reato. In tribunale ha deposto anche la madre della giovane, dodicenne all’epoca dei fatti: la figlia, ha spiegato, le aveva detto di essere stata spinta con violenza contro il furgone guidato da suo padre, mentre camminava per Savigliano. Insieme a lei si trovavano tre coetanei, una ragazza e due ragazzi: uno di loro era il vicino di casa e fidanzatino della dodicenne.
I testimoni hanno confermato di aver visto il furgone accostarsi e il padre della loro amica scendere e avvicinarsi: “Le ha detto ‘vieni da me, ti porto a casa da tua madre’, poi l’ha caricata abbastanza violentemente sul furgone” ha raccontato uno dei presenti. Alle proteste del fidanzato il padre avrebbe risposto in maniera brusca, mentre la ragazzina usciva dal veicolo piangendo e si allontanava di corsa, insieme all’amica. L’uomo si era poi allontanato, senza cercare di riportare con sé la figlia. In ospedale, il giorno dopo, all’adolescente era stato diagnosticato un trauma distorsivo contusivo: i medici le avevano prescritto l’utilizzo del collare per quindici giorni.
Il padre si è difeso dalle accuse, sostenendo di essersi preoccupato perché aveva visto la figlia in compagnia di ragazzi più grandi tra cui il fidanzato: “Si stavano baciando per strada. Mentre li superavo col furgone lei mi ha fatto il gesto del dito medio, io mi sono fermato e le ho intimato di salire sul furgone, perché l’avrei riportata da sua madre”. Quel giorno, ha spiegato, la giovane sarebbe dovuta essere da un’amica, secondo gli accordi presi con la madre. “Non l’ho mai picchiata e non lo farei mai, ho sempre avuto un rapporto bellissimo: purtroppo con la separazione mi veniva impedito di fare il papà” ha aggiunto l’accusato, esplicitando le sue preoccupazioni riguardo all’educazione della figlia.
Il pubblico ministero Raffaele Delpui, chiedendo una condanna a nove mesi complessivi, ha parlato di “paternalismo nel dirigere i rapporti affettivi della figlia”. Pur riconoscendo l’“insieme di criticità relazionali e la fortissima tensione per la separazione”, il pm ha concluso che il padre “ha ecceduto perché ha strattonato la figlia dodicenne: parlano i certificati medici”. “La condotta è grave, nella misura in cui un padre non dovrebbe utilizzare violenza nei confronti della figlia” ha concordato l’avvocato Maddalena Mellano, legale di parte civile. Per il difensore, l’avvocato Rita Prinzi, è emerso come il fatto sia “maturato nel contesto di un grave conflitto familiare”, nell’ambito del quale “c’era interesse da parte della ex moglie a caricare l’episodio, per mettere in cattiva luce il padre”. Il papà, secondo la difesa, “ha agito in adempimento dei suoi doveri genitoriali, non violandoli”.