Dalla camera da letto all’aula del tribunale, in un processo per maltrattamenti e lesioni che - forse - potrebbe risolversi con una riappacificazione tra i due ex coniugi. La singolare vicenda, avvenuta nel Saviglianese alcuni anni fa, è stata ripercorsa dalla donna che ha in seguito denunciato l’allora marito.
I fatti - quattro o cinque gli episodi contestati dalla Procura - risalgono tutti al periodo in cui la coppia era ormai in fase di separazione, dopo un decennio di convivenza. Lo scontro più grave, in particolare, è avvenuto quando lei aveva già abbandonato la casa coniugale, lasciandola all’uomo. Quel giorno, ha spiegato, era ritornata perché aveva bisogno di alcuni oggetti, ma si era accorta di essere senza chiavi: “Ho suonato al cancelletto dell’abitazione, poi ho scavalcato perché lui non apriva” ha precisato.
Lui era in effetti dentro casa, ma in intimità con un’altra donna: “Mi sono arrabbiata, perché era casa mia e pagavo ancora l’affitto” ha detto l’autrice della querela, ammettendo anche di aver cercato, in preda all’ira, di impedire che il marito e l’amante se la filassero. A quel punto sarebbe avvenuta la colluttazione: “Mi ha spintonata mentre eravamo sugli ultimi gradini di casa, poi sono andati via prima dell’arrivo della pattuglia”. Un paio di giorni dopo, in pronto soccorso, il referto che ha fondato l’accusa di lesioni.
Quella di maltrattamenti è riferita ad alcuni fatti precedenti, come quando, un paio di mesi prima, si era accesa una lite a seguito della scomparsa delle fedi nuziali e di una somma in contanti. “Solo nell’ultimo periodo lui è cambiato, quando ha preso una nuova compagna” sottolinea la persona offesa, aggiungendo comunque che “le aggressioni più manesche sono avvenute il giorno in cui l’ho trovato a letto”.
“Adesso ci stiamo venendo incontro” dice lei, che si è costituita parte civile nel procedimento: “Non ho più rapporti con lui se non per telefono, ma nostro figlio vede regolarmente suo padre”. Il prossimo 12 giugno è attesa la discussione del caso.