SAVIGLIANO - Vernice contro le pareti di casa, un’allevatrice denuncia anni di persecuzioni

La donna afferma di essere stata molestata dal presunto stalker fin da adolescente. L’uomo si sarebbe perfino munito di un arco per imbrattare le facciate

a.c. 16/05/2023 19:31

Messaggi di insulti sul cellulare, appostamenti anche nel cuore della notte e infine una serie di imbrattamenti con la vernice a cadenza quasi fissa: sulle facciate di casa e dell’azienda agricola, su un capannone di proprietà, perfino sui muri dell’alpeggio in cui la ragazza, insieme alla sua famiglia, portava gli animali a pascolare d’estate, a duemila metri d’altitudine e 60 chilometri da casa.
 
Una persecuzione durata dieci anni, racconta lei, giovane allevatrice del Saviglianese. La prima querela risale all’aprile di due anni fa, dopo un pranzo in famiglia: anche in quell’occasione, dice, il suo persecutore si era presentato battendo contro la porta e urlando. Una scena già vista innumerevoli volte: “Stava davanti a casa nostra per ore intere, incurante del fatto che stessimo lavorando o che ci fossero clienti. Succedeva anche alle due o alle tre di notte”. L’uomo che oggi è a processo per stalking e imbrattamento è una vecchia conoscenza della persona che lo ha denunciato. Fin da quando era bambina, precisa la donna, che riferisce anche di essere stata molestata appena adolescente: “Si masturbava in mia presenza e mi chiedeva di fare cose che non avrei mai voluto fare” ha rievocato, tra le lacrime.
 
A scatenare la spirale di ossessioni nella mente dell’uomo sarebbe stata proprio la scelta del padre di lei di allontanarlo, arrivando anche a vendere il cavallo che aveva regalato alla figlia, pur di non avere più niente a che fare con quell’“amico” e con le sue morbose attenzioni. La ragazza a un certo punto aveva cambiato numero di cellulare, allo scopo di interrompere il flusso di insulti che continuavano ad arrivare sia a lei che al padre. Succedeva intorno al 2009, ma la faccenda era lungi dall’essere conclusa. Ancora dopo la denuncia, la famiglia aveva subito una serie di imbrattamenti: “Un giorno mia madre ha visto un liquido uscire dalla porta, era vernice. Tutti i muri della casa, la stalla e il garage erano stati imbrattati. Altri episodi analoghi sono accaduti quasi ogni due settimane, per circa due mesi. Ma non ho sporto nuove denunce perché non volevo passare le giornate in caserma, dopo aver pulito”. In totale, sarebbero stati ben otto gli atti vandalici di questo tipo, senza contare altri “dispetti”: “Si è anche munito di un arco con cui sparava frecce con la vernice rossa a distanza, verso la nostra abitazione”.
 
Le cose hanno iniziato a migliorare quando la giovane si è rivolta all’associazione antiviolenza Mai+Sole, a cui aveva già chiesto consiglio in passato per chiudere con un fidanzato manesco. La sua vita, però, ne ha risentito in profondità: “Ho smesso di andare a cavallo da sola nei boschi, perché non mi sentivo sicura. Più volte mi sono trovata chiusa da lui nelle strade del paese, con l’auto o il calesse”. I genitori di lei confermano tutto, da testimoni di un lungo stillicidio: “Mia madre mi ha sempre detto che il tempo cancella tutto, purtroppo non è successo” confida il padre.
 
Il 10 ottobre è la data della prosecuzione dell’istruttoria, in cui è probabile verrà emessa anche la sentenza.

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