CUNEO - A ottant'anni dall'assassinio, le ultime ore di vita di Duccio Galimberti ricostruite in un libro

È in libreria l'ultimo lavoro di Sergio Costagli, pubblicato da Primalpe: "Parlare di questo delitto sembra dare ancora fastidio ai pochi che detengono il monopolio della storiografia della Resistenza"

Redazione 03/12/2024 10:26

Il 28 novembre del 1944 Duccio Galimberti fu casualmente arrestato a Torino. Trasportato a Cuneo, la sera del 2 dicembre varcò verso le ore 20 il passo carraio in corso IV Novembre 11. Dopo circa dieci ore di orribili violenze, il corpo fu scaricato presso Tetto Croce. Sugli abiti i segni di una finta fucilazione, rilevati alcuni anni fa dai RIS di Parma. Oggi, 3 dicembre 2024, ricorrono quindi gli ottant’anni dall’uccisione dell’avvocato ed eroe della Resistenza cuneese.
 
Un nuovo libro, “La verità sull’assassinio di Duccio Galimberti ottant’anni dopo”, ricostruisce ora le ore che ne precedettero la morte. Pubblicato da Primalpe, è stato scritto da Sergio Costagli.
 
Spiega l’autore: “Parlare e scrivere di questo delitto sembra dare ancora fastidio ai pochi che detengono il monopolio della storiografia della Resistenza, convinti di avere solo loro il diritto di raccontarne i fatti secondo una versione ufficiale immutabile e mai compiutamente verificata da oltre sessant’anni. Gli abbagli e gli scivoloni di una ottusa vulgata ufficiale, che vede Galimberti assassinato lungo la statale 20, oppure Galimberti che giunto sul luogo dell’esecuzione grida ‘No! No!’ (la fonazione era impedita in realtà da una grave frattura alla mandibola), o ancora Galimberti ‘sfigurato e finito a colpi di pistola’, come affermato sul sito del Comune di Cuneo, in contrasto con l’immagine fotografica scattata nella camera mortuaria del cimitero urbano, nella quale il volto appare sereno e non sfigurato”.
 
Il nuovo libro chiarisce, mettendo in luce nuovi documenti e testimonianze, come e dove fu commesso il delitto: non a Tetto Croce, dove oggi un cippo ricorda l’assassino e dove il corpo di Galimberti fu portato già privo di vita, ma a Cuneo, alcune ore prima.
 
Costagli sottolinea poi quelle che secondo lui sono “occasioni perse” dalla città di Cuneo: “Nel 1929 Galimberti con due amici fondò il Circolo schermistico di Cuneo con sede nel palazzo Chiodo. Fortissimo schermista, nel 1933 conquistò il titolo provinciale di campione di spada e di sciabola, titolo che conserverà nei due anni successivi. Perché non intitolare il ‘Circolo Schermistico Cuneo’ in piazza Foro Boario a Duccio Galimberti? La ricorrenza degli ottant’anni dall’assassinio, poteva essere l’occasione per esporre in modo permanente il cappotto e la giacca di Galimberti (con le necessarie spiegazioni) nella Casa Museo, poiché quegli abiti non solo rappresentano un bene della collettività, ma costituiscono anche un’importante memoria della storia della città e non semplicemente un triste reperto da conservare chiuso in una vecchia valigia. Verso le 20 del 2 dicembre 1944, Galimberti, detenuto, varcò il passo carraio dell’Ufficio politico di corso IV Novembre 11. Nessuna lapide per ricordare quelle dieci terribili ore di violenze e torture del trentottenne avvocato cuneese, oltre che dei numerosi antifascisti picchiati e torturati in quel luogo. Una vergogna. Ritengo queste occasioni imperdonabilmente perse dalla Città Medaglia d’Oro al Valore Militare dove nacque l’eroe nazionale”.
 
 
 
 

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