ENTRACQUE - Le Gorge della Reina, un tuffo nella leggenda

Secondo la tradizione salvarono la regina Giovanna d’Angiò, in fuga dal figlio del re di Francia

Federico Mellano 21/10/2023 07:23

Salendo sopra il paese di Entracque, dopo l’abitato di Tetti Violino, si apre una strada sterrata. Il sentiero prosegue fino a una faggeta e infine si intravede una splendida gola di rocce. Sono le Gorge della Reina, che si scavano tra ripide falesie di pietra calcarea. In una domenica di ottobre non c’è acqua né umidità. Le foglie cadono, forse per la siccità o forse per i primi freddi. Nelle giornate molto piovose l’acqua scende dalle pareti insieme alle rocce e ai detriti. 
 
Le Gorge, oltre a essere un capolavoro della natura, conservano l’alone della leggenda che il tempo scalfisce ma non cancella del tutto. Come l’acqua sulle rocce, il passare dei secoli modella i luoghi, ma non ne cambia il fascino, l’essenza e le memorie. 
 
Secondo la tradizione, le Gorge “debbono il loro nome alla regina Giovanna d'Angiò che nel medioevo impersonò l'unione delle genti occitane, dalle Alpi cuneesi ai Pirenei catalani passando ovviamente per il sud della Francia”, scrive Claudio Trova. “Feroce con i nemici, la memoria popolare ricorda invece Giovanna come regina generosa e benevola verso le sue genti”. 
 
Non sappiamo se Giovanna d’Angiò passò mai da Entracque, ma sappiamo chi era lei e dei sui legami con le terre occitane - come spiegato su CuneoDice in due diversi articoli di aprile del 2022. Il trisnonno di Giovanna era il famigerato Carlo d’Angiò, noto per la sua crudeltà. Aveva fatto decapitare a Napoli Corradino di Svevia Hohenstaufen dopo averlo sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo del 1268. Il giovane re, appena sedicenne, aveva cercato di scendere in Italia accompagnato dall'amico e cugino Federico I di Baden-Baden radunando i ghibellini del paese, per seguire le orme del nonno Federico II. I guelfi guidati da Carlo di Angiò non diedero loro tregua: Federico I di Baden-Baden fu giustiziato. Intere file di prigionieri sterminate: la dominazione francese al sud fu sempre mal tollerata e sfociò con i Vespri siciliani. 
 
Ma la traduzione di Giovanna d’Angiò, nelle terre della Valle Gesso, è dalla sua parte. “La leggenda narra che la bella sovrana rifiutò l’amore nutrito per lei dal figlio del re di Francia. Il giovane decise così di muoverle contro il suo esercito per prenderla con la forza. La Reino Jano trovò riparo presso Roaschia, ma il giovane principe decise di far salire i suoi soldati sul monte Lausa per poter dominare meglio la valle e sferrare l’attacco dall’alto. Questa azione prepotente fu però punita dall’ira divina: l’intera armata sprofondò nell’abisso della gorgia”, si legge sul sito “Visit terre dei Savoia”, disponibile ora su Web Archive. 
 
Attorno alle Gorge si snoda il “Sentiero di Camilla”, dal quale è possibile raggiungere la magnifica Cascata Tancias. Storie e storia che si intrecciano in uni dei tanti angoli speciali della nostra terra. 

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