“Carneade! Chi era costui?”, si domanda don Abbondio in uno dei passaggi più ricordati dei ‘Promessi Sposi’. Al pari del curato manzoniano, tutti noi ci saremo interrogati qualche volta sull’identità di questo o quel personaggio menzionato dalla toponomastica cuneese.
Strade e piazze della città tra i due fiumi conservano il ricordo dei suoi ottocento anni di vicende storiche - grandi e piccole - che percorriamo ogni giorno, senza farci troppo caso. Il professor Giovanni Cerutti ha trascorso l’ultimo mezzo secolo a raccogliere queste memorie locali e nel suo ultimo lavoro, ‘La storia nella toponomastica di Cuneo’ (edito da Primalpe), ci spiega quanti atti di coraggio, generosità o dedizione a una causa si celino dietro alle intestazioni marmoree che punteggiano la nostra città.
Il volume contiene 294 schede con oltre 450 fotografie di angoli più e meno familiari, scelti tra i 543 toponimi riconosciuti dal Comune. Parte del materiale proviene da un’analoga pubblicazione che il professore aveva realizzato dodici anni fa, con particolare attenzione ai 115 cuneesi - considerati tali sia per nascita che per acquisizione, precisa Cerutti - che hanno lasciato traccia di sé nella storia.
Il decano di tutti loro è Guglielmo da Cuneo, insigne giurista del XIV secolo che divenne vescovo di Tolosa e morì nella città provenzale nel 1335. Nello stesso secolo si ricorda l’unico santo venerato dalla Chiesa che sia nato sull’altopiano tra Gesso e Stura: Stefano da Cuneo, missionario francescano in Terrasanta, venne martirizzato nel 1391 a Gerusalemme insieme a due confratelli, per ordine del cadì musulmano che aveva cercato di convertire. Sarà Paolo VI, nel 1970, a proclamarne la santità, ricevendo in Vaticano l’allora vescovo di Cuneo monsignor Guido Tonetti.
Un dato che salta all’occhio, avverte l’autore, è la scarsa presenza femminile nello stradario: sono appena sette infatti le donne cuneesi che vi compaiono. La prima in ordine di tempo è Eleonora Rabia, eroina dell’assedio del 1542: un aneddoto leggendario che la riguarda è stato tramandato nei secoli e raccolto da Piero Camilla in ‘Storielle e storia di Cuneo’. Si racconta che dopo molti giorni di assedio, radunate con sé alcune concittadine, la Rabia si recò sugli spalti e mostrò ai nemici francesi… il posteriore: gli invasori, convinti di aver scorto alcuni volti paffuti, si demoralizzarono e decisero di levare le tende. Del resto, se dopo giorni di assedio i cuneesi erano ancora tanto floridi d’aspetto, non era il caso di insistere…
A partire dal XIX secolo le donne di Cuneo troveranno qualche riconoscimento in più: di Lucia Caterina Viale, nata nel 1740 e morta nel 1825, si ricorda l’opera come educatrice in età napoleonica nonché autrice di tre raccolte di novelle tuttora consultabili nella Biblioteca civica. Scrittrice di fama mondiale fu in vita Carolina Invernizio, nata a Voghera nel 1851 e morta a Cuneo nel 1916: una lapide, in via Barbaroux, ricorda l’animato salotto letterario di cui fu promotrice negli ultimi anni. Autrice prolifica e oggi dimenticata di ben 123 romanzi d’appendice - i popolari feuilleton - rappresentò un fenomeno paragonabile a un’odierna Elena Ferrante, tanto che intere casse dei suoi libri venivano spedite fino in Sudamerica.
Gli eventi successivi hanno fatto sì che Alice Schanzer, nata a Vienna nel 1873 ma vissuta a Cuneo dal 1903 alla morte nel 1936, venisse menzionata soprattutto come madre dell’eroe della Resistenza Duccio Galimberti. Sarebbe però ingiusto dimenticare che fu una delle prime donne ad ottenere una cattedra universitaria di letteratura inglese, nonché poetessa apprezzata da Carducci e autrice di saggi su numerosi argomenti, dall’arte preraffaellita alla storia del Risorgimento mazziniano.
Poetessa, scrittrice e giornalista dai più disparati e dotti interessi fu allo stesso modo Lalla Romano, prima donna a dirigere la Biblioteca di Cuneo sul finire degli anni Venti. L’autrice di ‘Le parole tra noi leggere’, premiato con lo Strega nel 1969, verrà anche insignita della cittadinanza onoraria poco prima della morte, avvenuta nel 2001. Infine, sono legati al XX secolo i nomi delle ultime due donne - in ordine di tempo - ad avere ottenuto un’intitolazione toponomastica nelle rispettive frazioni: Felicina Racca, benemerita di Roata Rossi, e Teresa Pasero, promotrice della filanda e poi delle prime abitazioni di edilizia popolare a Confreria.
Il vistoso rallentamento nello sviluppo urbanistico registrato negli ultimi decenni ha determinato un'inevitabile ‘crisi’ anche nel campo toponomastico. Nei limiti del possibile, tuttavia, si continua ad onorare la memoria dei cuneesi illustri: tra i più recenti, oltre alla citata Romano, hanno ottenuto un riconoscimento di questo genere anche il medico e amministratore comunale Guido Martino, l’ingegner Giuseppe Vassallo, il partigiano e scrittore Nuto Revelli, lo storico assessore all’Urbanistica delle giunte Rostagno e Valmaggia Cino Rossi e il generale alpino Piero Arnol.
Va precisato che, per legge, devono trascorrere almeno dieci anni dalla dipartita terrena prima che qualunque personalità possa finire eternata sul marmo. A Cuneo è stata fatta una sola eccezione, a beneficio del sindaco Tancredi Dotta Rosso, che fu primo cittadino dal 1965 al 1976: già un anno dopo la sua morte, previa deroga del governo, fu possibile dedicargli la strada che ancora oggi porta il suo nome.
Questo, e molto altro, potrete scoprirlo nel volume di Giovanni Cerutti, al quale lasciamo le parole conclusive: “Sono convinto che Cuneo, pur essendo una piccola città, abbia una storia e un patrimonio monumentale davvero interessanti. Tanti nostri concittadini si sono fatti ricordare in questi ottocento anni: per questo dobbiamo sentirci orgogliosi di essere di Cuneo”.