VINADIO - Quella prua di nave incastonata tra le montagne a quasi 2.500 metri di altezza

Si tratta di una parte della casermetta difensiva del passo di Collalunga, in alta valle Stura: secondo la leggenda fu costruita in vista di una visita di Benito Mussolini, che però non avvenne mai

foto Cuneotrekking

Andrea Dalmasso 20/02/2021 08:02

Camminando tra le montagne dell’alta valle Stura ci si può imbattere in panorami spettacolari, paesaggi incontaminati, scorci suggestivi, ma anche nella prua di una nave. Proprio così: la prua di una nave incastonata tra le vette, a quasi 2.500 metri sul livello del mare. Si tratta di una parte della casermetta difensiva del passo di Collalunga, nell’omonimo vallone nel Comune di Vinadio, che all’epoca della seconda guerra mondiale era in grado di ospitare fino a sessanta uomini. Il muro di sostegno del piazzale davanti alla fortificazione, che guarda verso il vallone, da decenni ruba l’occhio degli escursionisti per la sua particolare forma, che lo rende molto simile alla punta di un’imbarcazione. A ottant’anni dal conflitto oltre metà della casermetta risulta crollata: i trattati di pace di Parigi, firmati nel 1947 dalle forze Alleate e da quelle dell’Asse, imposero all’Italia la distruzione del sistema di fortificazioni ed installazioni militari permanenti lungo la frontiera e dei relativi armamenti. Tutte le strutture entro i venti chilometri dal confine furono così completamente o parzialmente demolite, ma la prua della nave nel vallone di Collalunga ha resistito alle intemperie, agli eventi bellici e ai segni del tempo, restando ben visibile ancora oggi insieme alle effigi della Taurinense.
 
La struttura fu costruita poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, secondo la leggenda in vista di una visita di Benito Mussolini, che avrebbe dovuto raggiungere la valle Stura per controllare di persona l’avanzamento delle fortificazioni montane e dello sbarramento dei collegamenti con la Francia. Per questa occasione si era così scelto un luogo scenografico, adatto per un evento dal grande significato propagandistico: un vero e proprio “set cinematografico” pensato per esaltare allo stesso tempo la maestosità delle montagne e la grandiosità del complesso di fortificazioni. La scelta era caduta su un vallone laterale dell’alta valle Stura, isolato ma facilmente raggiungibile: una valle secondaria, poco conosciuta, che da una parte permettesse di mettere in mostra il potenziale militare dell'Italia fascista, ma che lo avvolgesse in una sorta di mistero, per farne intuire una minacciosa potenza distruttiva che non si voleva rivelare del tutto.
 
Realizzata con rapidi lavori da parte del Genio militare la fortificazione, con strade, postazioni di artiglieria, casermette e rifugi in caverna, si procedette con la seconda fase del progetto: l’allestimento del “pulpito” dal quale il Duce, durante il suo sopralluogo, avrebbe dovuto arringare le truppe. Si pensò a un’opera unica e maestosa, quella prua di nave che ancora oggi campeggia guardando il vallone. Quel discorso, però, non avvenne mai: Mussolini non salì in valle Stura, e l’unica testimonianza di quella leggenda arrivata fino a noi è proprio quella struttura in pietre e cemento così insolita, che spicca in mezzo ai ruderi, abbandonati dopo la guerra insieme a rotoli di filo spinato incastrati tra le rocce, in cui ci si imbatte di tanto in tanto a quasi ottant’anni dalla fine del conflitto.
 
Per arrivare a questa singolare fortificazione si parte con l’escursione da San Bernolfo, oltre la località Bagni di Vinadio: oltrepassato il ponte sul torrente Corborant si prende la sterrata verso il Colletto del Laus e si prosegue fino al rifugio De Alexandris-Foches al Laus (1910 m). Questo, spesso chiamato semplicemente Laus, era in epoca bellica il “Ricovero al Lago di San Bernolfo” e ospitava il presidio della 65° batteria posizionata sul rilievo di quota 1996 da cui si dominavano i valloni di Collalunga e della Guercia. Poco sotto il rifugio, lungo la rotabile ex-militare che sale da San Bernolfo, si trovano invece i ruderi del “Ricovero artiglieria al Lago di San Bernolfo” dove venivano immagazzinati i pezzi della batteria. Poco sopra il rifugio, al Colletto del Laus, si trova l’ex-stazione a valle della teleferica che saliva ai laghi di Collalunga. Dal rifugio si raggiunge il lago di San Bernolfo (1913 m), poi si prosegue lungo la militare seguendo i numerosi tornanti che portano al lago di Mezzo (2282 m).
 
Dopo il lago è conveniente abbandonare la militare per il sentiero che porta più rapidamente alla casermetta: al suo fianco si trovano anche i resti della stazione a monte della teleferica che saliva dal lago di San Bernolfo e della stazione a valle del secondo tronco che raggiungeva l’anticima ovest della Testa dell’Autaret.
 

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