CUNEO - Un palco "molto eccitante"

Storie e ricordi del Nuvolari: per una band locale era un evento unico esibirsi prima di nomi affermati. Gli Huno hanno aperto i live di Fast Animals and Slow Kids e Management del Dolore Post-Operatorio

Fotografia: Pivio Silvio Bramardo

Francesca Barbero 12/02/2023 09:10

Una rubrica per raccontare il palco più importante della provincia cuneese, che oggi non esiste più: il palco del Nuvolari. Per rendere eterno un luogo nei ricordi di chi quel palco l'ha vissuto sopra, sotto e nel backstage. Un palco che in 27 anni - il Festival del Nuvolari Libera Tribù durava tutta l'estate - ha dato più di una scossa a una cittadina di provincia immobile e sonnolenta. Non un semplice amarcord per i tanti, troppi, nostalgici ma piccole istantanee dei live, della magia post concerto che, ogni notte, si ripeteva nel parco e di vita vissuta. Prove dell'esistenza di un'epoca in cui la scena musicale era più viva che mai. Un'idea nata per caso che non avrebbe mai preso forma senza le band, che hanno aperto i loro cassetti della memoria, e senza il prezioso aiuto di Andrea Ceraso, musicista, regista e amico. E ovviamente senza il Genius Loci del Nuvolari, con la sua capacità di dare vita a una dimensione particolarmente intima che avvicinava artisti e pubblico in modo unico. A tutti loro va il mio grazie.
 
"Ho frequentato il Nuvolari per parecchi anni e non ho un unico ricordo ma diversi flash: la coda all'entrata, la biglietteria dove, a inizio stagione, recuperavo il libretto per studiarmi la programmazione, i cessi tendente al putrido, l'ascoltare i concerti appoggiato alla transenna del mixer, i soundcheck al caldo mangiati vivi dalle zanzare e il frigobar pieno zeppo di birre". Immagini evocative di situazioni vissute da molti nelle parole di Giacomo Oro, frontman degli Huno e non solo. Giacomo, infatti, è salito sul palco del Nuvolari, dal 2011 al 2016, anche con altre band come Hacienda, Airportman, Il Muro di Anthony e Anudo. Ed è proprio l'elettronica di Anudo che oggi porta avanti, insieme a Daniele Sciolla. Quella degli Huno è una rock band cuneese del passato, nata nel 2011 dalle ceneri degli Hacienda. Una band dell'espressività che trasformava in musica, e cantato in italiano, gli stati d'animo che agiscono al momento creativo della composizione. Il gruppo, formato da Giacomo Oro (voce, chitarra e pianoforte), Andrea Ceraso (chitarra, synth e seconda voce), Alessandra Barbero (basso) e Armando De Angelis (batteria e percussioni), si scioglie nel 2013. "Come Huno abbiamo aperto i concerti di Fast Animals and Slow Kids e di Management del Dolore Post–Operatorio nel 2012, e con la band precedente, gli Hacienda, quello di Lombroso. Con gli Anudo, invece, abbiamo aperto il concerto di Aucan. Nel backstage le dinamiche variavano da band a band. Non si fecero molte parole coi Lombroso. Non ci furono situazioni particolari nemmeno con i Fast Animals e con i Management. Ricordo però una serata parecchio movimentata con gli Aucan in cui volarono ananas e il tavolo del catering si trasformò in un trampolino di lancio". Ma, oltre alle dinamiche che si instauravano dietro il backstage con i gruppi affermati con cui si condivideva il palco, c'erano occasioni di confronto con gli artisti nel corso di tutto il Festival perché chi suonava al Nuvolari "spesso dopo l’esibizione si faceva un giro per il ‘parco’ o un drink al bar e quello era il momento per poter scambiare due parole...succedeva spesso". Per gli artisti era infatti la normalità continuare la serata, dopo la performance, godendosi lo spazio all'aria aperta e quello che offriva: dalla condivisione di un bicchiere di birra o di una pizza, al giocare una partita a calcio balilla o al chiacchierare ascoltando un dj set. Un'occasione unica e di crescita per i musicisti ma un momento impagabile anche per i fan che riuscivano a farsi firmare un autografo o a scattare qualche fotografia insieme ai propri idoli. In 27 estati sono davvero tantissimi gli artisti che si sono esibiti al Nuvolari. E se il primo concerto su un palco non si scorda mai si può dire la stessa cosa per il primo live vissuto sotto, anche se sensazioni e significati sono diversi. Per Giacomo il primo fu un concerto dei Prozac +, in tour con l'album “Acido Acida” nel 1998, indimenticabile "la calca sotto il palco e il pogo". Emozioni uniche, soprattutto se rapportate a un contesto di tipo provinciale. "Da fruitori, se pensiamo all’apporto culturale che quel palco ha portato in tutti questi anni, era molto importante avere la possibilità di ascoltare band di livello nella tua città, una possibilità che spesso non ha prezzo. Per noi che ci suonavamo ogni volta era un grande evento...le dimensioni del palco e del pubblico che ti ascoltava, la possibilità di suonare con band che stimavi, era tutto molto eccitante. Certo è un peccato che non ci sia più ma le cose cambiano e probabilmente un domani ci saranno situazioni alternative. Oggi ci sono realtà che organizzano eventi musicali molto interessanti per cui la situazione non è del tutto morta, sta solo rigermogliando".

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