Sono in dirittura d’arrivo i lavori avviati nelle scorse settimane dal Gruppo Egea in Vicolo del pozzo, ad Alba. Le opere di scavo, in carico alla società della multiutility albese “Tecnoedil Lavori Scarl”, hanno come obiettivo l’ammodernamento delle reti di distribuzione di acqua e gas gestite rispettivamente da “Tecnoedil Spa” e “Reti Metano Territorio”, entrambe facenti capo a Egea. L’assistenza archeologica effettuata in occasione della sostituzione delle tubature in Vicolo del pozzo, commissionata proprio dal Gruppo Egea e diretta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo (funzionario archeologo di zona dott.ssa Sofia Uggé), ha fatto emergere un tratto di decumano minore e parte di una pavimentazione di pregio.
Il ritrovamento di una porzione del decumano minore d5 (l’ultimo nella parte meridionale dell’impianto urbano della città romana) era “atteso”, poiché la ricostruzione della forma urbis di Alba Pompeia - caratterizzata da un perimetro poligonale con otto lati e scandita da isolati - è nota da tempo e si deve alle ricerche condotte in modo sistematico, negli anni ottanta e novanta del secolo scorso, dalla Soprintendenza Archeologica sulla scorta di ipotesi già formulate in precedenza (cfr. Alba Pompeia. Archeologia della città dalla fondazione alla tarda antichità, a cura di F. Filippi, Alba 1997, in particolare pp. 41-90). Tale ricostruzione si basa sul ritrovamento di consistenti tratti di selciato pertinenti agli assi viari, oltre che dei sottostanti condotti fognari. Nello specifico, nel 1991 l’indagine archeologica condotta nel cortile di un fabbricato aveva individuato - in Vicolo del pozzo angolo via Gioberti - l’incrocio stradale (con sottostanti condotti della rete fognaria) tra il cardine minore K3, con andamento nord-sud, e il decumano minore d5, con andamento est-ovest, conservatosi anche in via Gioberti. Le strade dell’antica Alba Pompeia (decumani e cardini) determinano l’articolazione dell’impianto urbano in isolati regolari, ma differenti tra loro.
L’intervento archeologico commissionato, come accennato prima, dal Gruppo Egea - e realizzato dalla Ditta Ar.co.p. Società Cooperativa Piemontese di Ricerca Archeologica (responsabile di cantiere dott.ssa Donatella Granato) - si è localizzato, rispetto all’antico assetto urbano, in un settore ad ovest del cardine massimo della città romana prossimo al lato meridionale delle mura di cinta, e precisamente nell’insula XLI. La porzione di decumano minore (d5) messa in luce, purtroppo mal conservata, era realizzata, come di consueto, con ciottoli fluviali fittamente connessi tra loro, infissi verticalmente nel terreno; non erano più visibili, perché già danneggiati in passato, i marciapiedi che fiancheggiavano la sede stradale vera e propria (tutti gli assi viari finora individuati ad Alba hanno una sede stradale larga 5,5 metri ma raggiungono una larghezza totale di 11,5 metri con i marciapiedi).
Inaspettata è stata invece la scoperta della pavimentazione di pregio messa in luce dagli scavi, anch’essa danneggiata da precedenti interventi, alcuni già realizzati presumibilmente in epoca antica. Si tratta di un cementizio a base litica con inserti di tessere musive e scaglie di marmi policromi, ascrivibile presumibilmente al I secolo d.C.; lo studio in corso permetterà di definire con maggior precisione la cronologia e comprendere se tale pavimentazione apparteneva a una domus (cioè una casa, un edificio residenziale) o a un edificio pubblico.
L’impiego dei cementizi come rivestimento pavimentale è ampiamente diffuso tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. Presentano talvolta inserti litici o marmorei distribuiti uniformemente sulla superficie, senza particolare simmetria, come nella domus di via Calissano ad Alba (cfr. M. C. Preacco, P. Da Pieve, Pavimenti nelle città romane del Piemonte sud-occidentale: un aggiornamento tra vecchi e nuovi ritrovamenti, in Atti del XVIII Colloquio AISCOM, Tivoli 2013, pp. 133-142).
Il pavimento messo in luce in Vicolo del pozzo mostra invece un reticolato di linee in tessere nere, con all’interno inserti marmorei policromi. Per coinvolgere i cittadini nelle recenti scoperte archeologiche emerse durante i lavori realizzati in molti cantieri urbani di Alba, come questo di Vicolo del pozzo, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, in sinergia con il Comune e con lo SMA (Sistema Museale Albese), sta organizzando per giugno una mostra dal titolo “Alba: nuove luci sul passato”. La mostra è parte di un Progetto più ampio - finanziato grazie all’aggiudicazione di due bandi, rispettivamente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino - che vede la partnership di alcuni membri del Sistema Museale Albese (il Museo Civico “F. Eusebio” e il Museo Diocesano). Scopo del Progetto è rafforzare la valorizzazione (operando in particolare sul rafforzamento dello SMA), migliorare la ruizione di quanto già parte dei percorsi espositivi e di visita in città, migliorare informazione e servizi per il pubblico, creare nuove occasioni (mostre) e fornire nuovi strumenti (nell’era del digitale, infatti, ogni museo può ripensare i limiti dei propri spazi espositivi e “dilatarli” attraverso le nuove tecnologie) per la restituzione, innanzitutto ai residenti e poi ai turisti, delle scoperte archeologiche cittadine.
La costante e capillare ricerca archeologica condotta ad Alba, città romana fondata nell’89 a.C. e oggi centro urbano di rilievo, ha fatto sì, ancora una volta, che la tutela divenisse strumento “attivo” per la storia dell’insediamento e la valorizzazione del territorio.
I lavori di scavo e posa delle condutture in Vicolo del pozzo saranno conclusi nei prossimi giorni; le evidenze archeologiche ritrovate, opportunamente rilevate e documentate fotograficamente, sono state protette e ricoperte in modo da garantirne la conservazione e ripristinare il piano viario. Ancora una volta la necessità di proseguire lo sviluppo infrastrutturale e “sostenibile” della Città è andata di pari passo con la tutela e la valorizzazione dei beni che contribuiscono a ricostruire e a salvaguardare la storia di Alba, con l’obiettivo di favorirne la successiva condivisione presso un pubblico sempre più vasto e con nuove forme di comunicazione.