MONTEMALE DI CUNEO - A 64 anni da Cuneo a Ragusa in bicicletta: l’impresa in solitaria di “Speedy” Barale

L’avventura di un ciclista amatoriale partito dalla Piatta di Montemale e arrivato in Sicilia dopo 1680 chilometri percorsi: “Ho vinto una sfida con me stesso”

Chiara Carlini 19/06/2022 15:50

Pubblicato in origine sul numero del 2 giugno del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
Da Cuneo alla Sicilia in bicicletta. Dalle Alpi Marittime al canale di Malta in solitaria. Più precisamente, da Piatta di Montemale, in valle Grana, 1087 metri sul livello del mare, agli 8 metri di Marina di Ragusa. Protagonista di questa avventura è Enrico “Speedy” Barale, originario di Caraglio, classe 1958, imprenditore nel settore dei materiali per il riscaldamento. Un cicloamatore cuneese di 64 anni con la determinazione e la grinta tipica di chi non molla mai.
 
Barale è partito lo scorso 24 aprile da Montemale, un piccolo borgo della valle dove vive con la moglie Patrizia, e dopo 20 giorni ha raggiunto la Sicilia percorrendo in totale 1680 chilometri. Il suo “Giro d’Italia”, “Speedy”, lo ha conquistato da solo, con tappe giornaliere di 80/100 chilometri, senza un programma preciso ma solo con l’obiettivo di arrivare in Sicilia percorrendo l’Appennino tosco-emiliano. Il programma del cicloturista prevedeva, infatti, di raggiungere la Liguria e poi proseguire verso l’entroterra toscano evitando l’Aurelia. “Ogni giorno partivo presto dopo un’abbondante colazione e verso le 17 decidevo dove prenotare per la notte - racconta Barale -. Il pranzo era veloce e leggero, mentre a cena mi trattavo bene negli alberghi dove, di volta in volta, mi fermavo”. Questa impresa era una delle sfide che Speedy voleva intraprendere da molti anni. Da sempre sportivo, appassionato di motocross, bicicletta, mountain bike, sci alpinismo e sci di fondo, percorrere tutta Italia in bicicletta era un suo sogno. Poi arriva il Covid, l’emergenza da pandemia che cambia l’ordine delle cose, i lockdown e la mancanza di libertà di movimento. E quando, finalmente, si può tornare a spostarsi e viaggiare, Barale programma la sua sfida.
 
“Usciamo da due anni difficili che hanno cambiato l’esistenza delle persone. Dopo la pandemia stiamo cercando di tornare tutti alla normalità. Io a 64 anni sto benissimo, il fisico me lo permette, adoro fare sport e andare in bicicletta e questo era il momento giusto - dice con orgoglio -. Dovevo cogliere l’attimo. Era l’anno giusto per provarci e raggiungere alcuni amici che ogni anni vanno in Sicilia con un pulmino per fare dei percorsi ciclo-enogastronomici per scoprire i tesori dell’isola. Io però questa volta volevo arrivarci con le mie gambe”. Domenica 24 aprile arriva il grande giorno: una bicicletta in titanio con due borse antipioggia con il minimo indispensabile e un peso complessivo di 37 chili.
 
Ma la partenza non è stata semplice, ci racconta l’imprenditore di Caraglio: era tutto un saliscendi sotto la pioggia con le temperature che si erano abbassate notevolmente. Prima tappa a 140 chilometri da casa, a Sassello in provincia di Savona, e il giorno successivo di corsa verso Genova “perché pioveva, faceva molto freddo, avevo i crampi e stavo già pensando di mollare. I primi due giorni ero stanco e mi stavo demoralizzando, credevo di non riuscire neanche ad arrivare in toscana - ci spiega Barale, quando gli chiediamo qual è stato il momento più difficile di tutta l’avventura -. Quando sono arrivato a Pisa il meteo è migliorato e ho deciso di proseguire. Ogni mattina mi svegliavo pensando che stavo facendo una cosa che amavo. Non andavo a lavorare in miniera e dovevo trovare dentro di me la spinta per non mollare, per resistere e arrivare alla meta perché stavo facendo qualcosa di bello. Più andavo avanti e più stavo bene. Avevo gli amici che mi aspettavano e gli altri che mi motivavano tramite messaggi e Facebook”.
 
Lascia l’Aurelia per privilegiare le strade secondarie e da Volterra arriva a Siena per proseguire poi verso Montalcino e Pienza: “Sono stati i tratti più impegnativi con saliscendi difficili, ma con panorami spettacolari ad accompagnare la mia avventura - dice “Speedy” descrivendo alcune tappe del suo itinerario -. Ho scelto di percorrere il tratto centrale fino a Orvieto per arrivare a Roma passando dal lago di Bracciano e dalla Cassia. Per arrivare alla capitale è stato possibile prendere molte piste ciclabili e in alcuni tratti sono stato accompagnato da gruppi di cinghiali”. Il 1° maggio arriva al centro di Roma e dato che era domenica non poteva non andare in Vaticano ad assistere alla benedizione papale. “Arrivo in piazza San Pietro stanco ma felice. Giro subito un video per gli amici a casa e in piemontese chiedo, simpaticamente e con rispetto, una benedizione personale al Papa per riuscire a proseguire il mio viaggio - spiega ironicamente il ciclista caragliese -, la stanchezza si faceva sentire, i dolori anche. Avevo bisogno di una spinta fisica e morale e così mi sono rivolto a Papa Francesco, chiedendogli la cortesia di intercedere per me con il suo capo per farmi dare la spinta giusta per raggiungere la Sicilia”.
 
E quella preghiera deve aver funzionato perché Barale riparte con grinta e determinazione alla volta della Campania, passando prima per la costa laziale: parco del Circeo, Sabaudia, Sperlonga e Gaeta. Quando giunge in città però, arrivano alcuni intoppi che potrebbero interrompere la sua avventura: “Sono stato speronato un paio di volte da scooter e macchine. Ho avuto davvero il timore di farmi male, ma per fortuna tutto è andato bene. Non era intenzionale da parte loro, ma il traffico napoletano era davvero insostenibile per affrontarlo in bicicletta”. Così, esce dal centro cittadino e si dirige verso la Costiera Amalfitana fermandosi in albergo a Sorrento. Il giorno successivo parte per Positano. “Posti meravigliosi con una costa dai colori incredibili e una bellissima accoglienza - ricorda Barale - ma anche Salerno, Paestum e poi il Cilento, fino ai 15 chilometri della Basilicata con Maratea. Ho visto luoghi che non conoscevo e dove vorrei sicuramente tornare. Anche la Calabria è stata una sorpresa per la bellezza del mare e la qualità dei servizi turistici offerti da località come Tropea e Capo Diamante”.
 
E infine il traguardo il 9 maggio. L’arrivo in Sicilia con il traghetto preso a Villa San Giovanni, in Calabria, che lo porta a Messina per l’ultimo tratto. “I giorni sull’isola li ho vissuti con molta calma - spiega Barale -, avevo raggiunto l’obiettivo e mi sono riunito con alcuni amici per continuare insieme a girare questa bellissima isola passando per Catania, Caltanissetta e infine Marina di Ragusa, il 13 maggio. Per il rientro ho preso l’aereo da Catania a Torino, mentre la bicicletta è tornata a Cuneo tramite corriere”. Qual è la difficoltà di una corsa in solitaria? “L’unica difficoltà percorrendo da soli tanti chilometri di bicicletta è proprio la solitudine. Allo stesso tempo però, è un modo splendido di sfidare te stesso, i tuoi pensieri, guardarti dentro. Anche la stanchezza, fisica e mentale, a volte può demoralizzare e far perdere concentrazione. Ma chi va in bicicletta sa che dopo ogni salita c’è sempre la discesa che ti ripaga degli sforzi fatti”. Ha guardato il Giro d’Italia arrivato a Cuneo il 20 maggio? “Sì, certo. Sono felice che abbiano incluso anche la Sanremo-Cuneo tra le tappe ufficiali. Sono solo dispiaciuto che le nostre montagne, i nostri colli, ricordo ad esempio il Colle dell’Agnello, Fauniera o Pian del Re, stiano perdendo di valore rispetto alle Dolomiti per mancanza di attenzione per il territorio e cura delle strade”.

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