CARAGLIO - Alle origini de 'Il Caragliese': da giornale della sezione del Pci alla querela di Umberto Bossi

Il direttore Livio Giordano racconta la storia del quindicinale che da oltre 40 anni rappresenta l'informazione in valle Grana

Samuele Mattio 03/10/2021 08:48

È probabile che i più giovani lo ignorino, ma anche chi nel frattempo ha messo i capelli bianchi potrebbe averlo dimenticato: il Caragliese, storico giornale locale di Caraglio e della valle Grana che da oltre quarantun anni racconta il territorio con uno sguardo attento sull’attualità, nacque nel febbraio 1980 come organo della locale sezione del Partito Comunista Italiano. “Certo, un foglio di partito, ma che non è mai stato settario, tant’è che fummo accolti bene fin da subito in un paese che votava DC a maggioranza assoluta” ricorda Livio Giordano, oggi direttore della testata, che all’epoca fu uno dei fondatori (tra gli altri c’erano Lido Riba, Beppe Rosso, Michele De Faveri, Luciano Monge). 
 
Caraglio, al netto del decennio targato Aurelio Blesio (1999-2009) a cavallo tra due millenni, ha sempre avuto una tradizione di governo moderata. Dopo l’iniziale direzione di Flavia Salvagno, Livio Giordano assume la guida dell’allora mensile nel 1985 e non la lascerà più. Tant’è che oggi, a 36 anni di distanza, è ancora in sella e guida una squadra di collaboratori dalla redazione di via Roma 117, sulla cui porta d’ingresso i caragliesi di passaggio possono leggere la locandina del giornale. All’interno una piccola stanza con tutto ciò che serve per la “cucina” del periodico: un vecchio computer, qualche libro e tante, tantissime copie di vecchie edizioni. Sui muri, che avrebbero bisogno di una ritinteggiata, campeggia un ritratto dello storico segretario del PCI Enrico Berlinguer, quasi a rivendicare un passato mai rinnegato. A completare la stanza una riproduzione del ‘Quarto Stato’ di Pellizza da Volpedo.
“Dopo la caduta del muro di Berlino - spiega Giordano - il PCI non esisteva più: ci siamo adeguati togliendo la dicitura ‘a cura delle sezioni’ e siamo diventati un giornale locale, ma tutto sommato, nonostante il mondo da allora sia totalmente stravolto, noi non siamo poi cambiati così tanto”.
 
 
FEDELI ALLA LINEA 
 
Così come i CCCP - uno dei gruppi punk rock italiani più influenti degli anni ’80 - anche Livio Giordano e i suoi collaboratori sono, oggi come ieri, “Fedeli alla Linea”: “Abbiamo sempre dichiarato come la pensavamo e da dove arrivavamo. Forse questo rapporto di correttezza e onestà è stato premiato, non tutti i lettori la pensano come noi, ma hanno continuato a seguirci. Significa che abbiamo sempre suscitato un certo interesse”. Che cosa accomuna la nostra redazione? “Sicuramente l’antifascismo, ma comunque continuiamo a richiamarci a un ambito politico che fa riferimento al centrosinistra”
 
 
LA FUSIONE CON IL MAIRA 
 
Uscito con cadenza mensile fino a fine anni ‘90, dopo una lunga riflessione e molte riunioni di redazione allargate il giornale optò per una fusione con il periodico dronerese “Il Maira”. “Mantenemmo le due testate in un unico giornale, ma fu una fusione fredda che venne vissuta in modo negativo dai nostri lettori. Nonostante avessimo sommato i contenuti di entrambi i giornali, offrendo più contenuti perdemmo, a mio giudizio incomprensibilmente, 500 dei 1.600 abbonati dell’epoca (circa 2 mila copie stampate, n.d.r.).
 
Nonostante siano passati diversi anni Giordano sembra ancora scottato da quell’esperienza, che si rivelò un buco nell’acqua. “Non so dire quale fosse la motivazione del fallimento, forse il troppo campanilismo. Eppure noi abbiamo una frazione (Paschera San Carlo, n.d.r.) che in parte gravita su Dronero, e c’era anche qualche pagina di Busca che, lo avremmo capito dopo, per la nostra realtà è qualcosa di avulso”.
 
 
GLI ANNI DUEMILA
 
Dal 2001 il ritorno della testata con uscite ogni 15 giorni: “Continuiamo tutt’ora a mantenere la periodicità, mentre il Maira ha chiuso. L’unico che è rimasto nella zona è il Dragone (Dronero) che però è un mensile. Non so se a livello provinciale esistano altri quindicinali, ma non credo”.
 
Dopo il calo dovuto alla fusione mal digerita alle porte della val Grana, il Caragliese ha dimostrato di saper tenere botta alla crisi della carta stampata. Oggi escono dalla tipografia 1.500 copie, con circa un migliaio di abbonati: “Non ne abbiamo persi molti, rispetto ai numeri che leggo relativi alle grandi testate nazionali. Forse perché abbiamo lettori fidelizzati, forse perché siamo l’unica testata che ha sede in valle”.
 
 
QUANDO UMBERTO BOSSI DENUNCIÒ IL CARAGLIESE
 
Aneddoti particolari? “Mi vengono in mente le denunce, anche se non ne abbiamo avute molte. La prima volta a inizio anni ’80 per una zuffa sullo scuolabus. Avevamo pubblicato una lettera di alcuni genitori che davano dei ‘trogloditi’ ad altri. Prendemmo una denuncia per diffamazione e il tribunale ci condannò” ricorda il giornalista.
 
L’episodio più conosciuto legato a una querela riguarda però l’inizio del secolo, quando sul giornale Livio Giordano scrisse che una manifestazione “anti-moschea” della Lega Nord, datata 15 gennaio 2001 e finita con tanto di spargimento di letame di suino sul terreno controverso, era stata xenofoba e razzista. Affermazione che gli valse la querela del segretario nazionale della Lega Nord Umberto Bossi, allora in procinto di diventare ministro per le Riforme nel governo Berlusconi IV. Il segretario dei lùmbard aveva aperto una causa civile da 200 milioni di danni contestando una diffamazione. Le motivazioni della sentenza di assoluzione furono molto discusse all’epoca: “Sulla base di questi avvenimenti è del tutto legittimo - argomentava il giudice -, per un osservatore che voglia esprimere un punto di vista critico, definire tale comportamento come ‘guerra religiosa, ideologica e razziale’ ed espressione di una visione ‘razzista e xenofoba’ del partito”. Il tribunale di Cuneo assolse Livio Giordano che in seguito, alla marcia anti-moschea, aveva rincarato la dose paragonando Bossi ad Haider e accusato la Lega di razzismo e di usare slogan degni dei naziskin. Il Sènatur fu invece condannato a pagare le spese processuali, pari a 7.780,90 euro.
 
Più recente (2017) l’altro episodio significativo, quando Giordano apostrofò come “fascistelli” e “razzisti” alcuni esponenti del comitato spontaneo ‘Il Suricato’ che si opponeva all’arrivo di un gruppo di migranti a Monterosso Grana, perché ritenuto di numero eccessivo. Il tribunale in quell’occasione ha assolto il giornalista perché il fatto non costituisce reato.
 
 
LE TENSIONI CON L’ORDINE DEI GIORNALISTI
 
Negli anni Giordano ha vissuto anche qualche tensione con l’Ordine dei Giornalisti. Significativo un aneddoto risalente a metà degli anni ’10 del nuovo millennio: “Mi mandarono una lettera chiedendomi l’elenco delle retribuzioni dei giornalisti e io risposi qui siamo tutti volontari e nessuno prende soldi. Le spese vive sono soltanto per il grafico e la tipografia (MG Servizi Tipografici di Vignolo, n.d.r.).
 
“Dopo 15 giorni mi mandarono un’altra mail ribadendo la richiesta e convocandomi a Torino. - prosegue Giordano - Arrivai a palazzo Ceriana Mayneri e trovai alcuni membri dell’Ordine schierati, cominciarono a farmi l’interrogatorio. Quando ho visto come procedevano le cose mi arrabbiai, non avevano neanche idea di dove fosse Caraglio. Alla fine capirono e mi chiesero di inviare gli ultimi bilanci. Finì lì”.
 
 
UN NO TAV IN VALLE GRANA
 
L’editoriale del Caragliese, scritto dalla penna puntuta di Giordano, verte spesso su argomenti nazionali. Dagli anni ’80 ad oggi di acqua ne è passata sotto i ponti. Com’è cambiata l’informazione da allora? “Negli ultimi decenni la situazione è peggiorata, c’è stata una serie di concentrazioni. Per esempio nell’ultimo numero abbiamo intervistato un No TAV che ha una casa in val Grana perché ci sembrava che sul tema l’informazione fosse a senso unico. Sono in piazza dal ’91 e continuano a prendersi denunce e bastonate, ma questo da giornali e tg nazionali non l’abbiamo mai sentito. Forse una maggiore pluralità sarebbe un vantaggio. La questione TAV mi interessa relativamente, ma l’incontro è stato interessante mi ha fatto riflettere”.
 
 
A.A.A. SINISTRA CERCASI
 
“A me non è piaciuto come è stato costituito il governo Draghi, non c’è bisogno di uomini della provvidenza” racconta Giordano parlando della sua grande passione: la politica. Eppure il giudizio sull’ex numero uno della BCE non è tranchant: “Pur muovendosi con circospezione esagerata per quanto riguarda i principi, politicamente il giudizio non è negativo: si sta muovendo in maniera corretta, anche se da due anni il tema è soltanto la sanità”.
 
“La classe lavoratrice in sé è cambiata radicalmente” commenta Giordano stuzzicato su una recente intervista del professore di Storia Medievale Alessandro Barbero, storico militante del PCI, che aveva affermato: “Il problema è che non sono finite le ideologie, è finita la sinistra. Il sogno che gli operai potessero diventare la parte più avanzata, più consapevole della società, e prendere il potere nelle loro mani, è fallito”. “Credo sia vero - continua il giornalista caragliese - in ogni caso se vogliamo ancora considerare la sinistra viva e il PD ‘di sinistra’, direi che non sta benissimo: negli ultimi anni, vedi il governo Renzi, ha fatto il gioco della destra. Oggi manca la consapevolezza della classe operaia, il sindacato ha perso il suo potere per assumerne uno istituzionale. I lavoratori ci sono sempre, ma le mansioni sono cambiate e molti hanno meno diritti”
 
Qual è la chiave di lettura? “Mancano i riferimenti politici, non so di chi sia la colpa, forse di entrambi (elettori e amministratori n.d.r.). Oggi gli operai votano Lega, ma va detto che ai tempi qui votavano DC. Da questo punto di vista non è cambiato molto”.
 
 
DOMANI È GIÁ QUI
 
Una riflessione, quella sul passaggio dal bianco al verde, che poteva essere una degna conclusione. Ma dopo aver parlato a lungo di passato abbiamo pensato che la chiosa potesse essere rivolta al futuro. L’ex bancario con la passione per giornalismo - per 35 anni ha lavorato alla Cassa di Risparmio di Cuneo - non ha intenzione di mollare: “Con la vecchiaia portare avanti il giornale inizia a pesarmi, ma al giovedì la gente ci aspetta e io non voglio deludere i nostri lettori. Nonostante le difficoltà ho sempre cercato di tirare avanti grazie ai collaboratori, che fortunatamente non sono mai mancati e li ringrazio. Siamo sempre stati liberi da condizionamenti, anche quando eravamo un giornale di partito, e dire che di tentativi ce ne sono stati tanti. Posso garantire che sarà così finché arriveremo nelle case dei caragliesi”.

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