Protagonisti di infinite e spesso surreali polemiche nei mesi del primo lockdown, i podisti fanno discutere anche in alta quota. Almeno tra i tecnici del Cnsas piemontese, che ne hanno avvistato (e fotografato) uno alcune settimane fa durante una missione di soccorso a una scialpinista infortunata.
Il “runner” era in pantaloncini e aveva perso una scarpa nella neve durante una corsa. I soccorritori hanno verificato che tornasse a valle senza ulteriori problemi, e così è stato: tutto è bene quel che finisce bene, insomma, ma resta qualche legittima perplessità circa la scarsa considerazione delle insidie che la montagna può riservare agli escursionisti più sprovveduti e sprovvisti di mezzi - specie in pieno inverno.
Nei commenti al post pubblicato su Facebook dalla pagina del Soccorso Alpino e Speleologico Piemonte - CNSAS il biasimo è unanime. C’è chi scherza sugli “effetti del riscaldamento globale” e chi racconta di episodi analoghi: “Ho visto una donna sulla pietraia che porta al rifugio Quintino Sella con i tacchi” scrive un commentatore, stigmatizzando l’atteggiamento degli “intelligenti asintomatici”. Da parte del Soccorso Alpino, nessuna volontà di mettere alla gogna l’incauto sportivo ma solo un richiamo ad avere rispetto della montagna: “Come sapete, non ci piace giudicare nessuno - e vi chiediamo di fare lo stesso - ma sconsigliamo vivamente di frequentare la montagna con questo tipo di tenuta, adottando l'attrezzatura adeguata alle condizioni meteo e alla stagione”.