VALGRANA - “È il KinoMuseo, bellezza!”: la straordinaria storia di un piccolo grande museo

A Valgrana la casa di due registi torinesi celebra l’amore per il cinema, ospitando una collezione privata di oltre 10mila pezzi dai teatri di marionette alle cineprese

Francesca Barbero 06/11/2022 10:46

A Valgrana c’è un piccolo museo del cinema, il “KinoMuseo”. Si trova in via Roma 17, nella casa di Brunella Audello e Vittorio Dabbene.
 
I due registi torinesi, marito e moglie, fondatori dell’associazione “KinoKinino” (“cinema come cura”, come suggerisce il riferimento al chinino) e collezionisti appassionati, si sono trasferiti qui nel 2009 trasformando la loro abitazione in una casa museo dedicata alla settima arte. Sei sale che contengono una collezione privata di oltre 10.000 pezzi. Si parte dalla sala di accoglienza con teatrini di marionette e marionette orientali per gli spettacoli di ombre cinesi. La galleria, con manifesti e fotografie di scena, porta alla sala dedicata al pre cinema e al cinema muto: lanterne magiche, teatri d’ombre, zootropi, polyorami e altre meraviglie immergono il visitatore nell’atmosfera magica del cinema delle origini.
 
Si passa poi alla sala dedicata al cinema sonoro che ospita cineprese, pellicole 8,16 e 35 mm, riviste, manifesti e tanto altro. Le ultime tre sale sono dedicate a generi specifici, in cui è possibile visionare film a tema: western, noir, fantascienza e cinema erotico.
 
Completano il museo una biblioteca di oltre 600 volumi e un’emeroteca di oltre 3000 riviste dedicate al cinema. Il “KinoMuseo” è visitabile su prenotazione telefonando al numero 347/2511830, sia per visite individuali che per piccoli gruppi (www.kinokinino.com).
 
Quando nasce il vostro amore per il cinema? E la passione per il collezionismo?
● Vittorio
“L’amore per il cinema è nato quand’ero un bambino. La passione per il collezionismo quando, da ragazzino, ho iniziato a collezionare le figurine sui film di James Bond distribuite con le caramelle Elah: ho mangiato così tante caramelle per completare la raccolta! Quella prima piccola collezione mi ha avvicinato al mondo del collezionismo e mi ha portato a iniziare a collezionare riviste, fotografie e, in seguito, locandine. Gli oggetti, che hanno costi molto più alti, non sostenibili da un ragazzo di 15-20 anni, sono arrivati più tardi, quando io e Brunella abbiamo cominciato a andare ai mercatini, dagli antiquari e a frequentare le aste, soprattutto in Francia. La maggior parte del corpus della collezione del ‘KinoMuseo’ è stata acquistata negli anni ‘90”.
 
Domanda banale ma obbligatoria, perché vi piace il cinema?
● Vittorio
“Credo che il cinema sia affascinante principalmente perché non è vero. È finzione, il cinema crea un mondo che non esiste ma che sembra vero. Anche se, appunto, è tutto finto. É questa la cosa che più mi affascina, sia nel vederlo sia nel farlo”.
● Brunella
“Per me è una passione nata da bambina. Quand’ero piccola mia madre mi portava al cinema e da ragazza ho iniziato a andarci prima con gli amici e poi con Vittorio. Ho frequentato davvero tanto le sale cinematografiche, mi piaceva andarci e credo la passione sia nata così. Il perché mi piaccia non me lo sono mai chiesta. Forse perché ti permette di vivere situazioni, mondi diversi da quello reale. Stando insieme a Vittorio, successivamente mi sono avvicinata anche alla passione per il collezionismo e quando abbiamo iniziato a fare cinema, beh quello è il momento in cui è nato, anche per me, quel discorso di fascino per cui un film sembra vero e, anche se non è reale, è come se lo fosse”.
 
Quando avete deciso di creare il “KinoMuseo”? E perché proprio Valgrana?
● Brunella
“Cercavamo un paese, un luogo che fosse abbastanza piccolo dove andare a vivere e creare il nostro museo. Conoscevamo bene la valle Maira, che abbiamo frequentato per turismo per parecchi anni, e per l’occasione abbiamo scoperto la valle Grana. Ci piacevano tanto entrambe ma alla fine la nostra scelta è ricaduta su Valgrana”.
● Vittorio
“Nell’89 abbiamo iniziato a girare e produrre film e nel ’92 abbiamo fondato ufficialmente la ‘KinoKinino’. Negli anni la nostra collezione cresceva e si è presentato il problema sul dove esporla. Inizialmente utilizzavamo i locali dell’associazione, a Torino, ma gli spazi erano troppo piccoli. Così abbiamo comprato e ristrutturato questa casa a Valgrana, con l’idea che la maggior parte degli spazi fosse dedicata alla collezione, che abbiamo spostato qui. Nel 2009 nasceva il ‘KinoMuseo’”.
 
Avete girato moltissimi corti, documentari e film. Alcuni di questi raccontano storie legate alla Valle Grana. Cosa significa girare un film coinvolgendo la comunità del territorio?
● Vittorio
“Dopo anni che giravamo film, nel 2011 abbiamo pensato sarebbe stato interessante fare un film ambientato sul territorio. Lo spunto è stato, una volta arrivati qui, l’eccidio di Valgrana del 12 gennaio 1944. Avevamo letto il resoconto di Francesco Isoardi, testimone di quei fatti che ha partecipato al film anche come attore. Così, con l’aiuto della Pro Loco e del Comune, abbiamo girato ‘Un giorno d’inverno’. Sono state coinvolte circa 120 persone del paese che hanno recitato, cercato i costumi da parenti e amici, trovato le location adatte. È stato un film corale che ha avuto un successo strepitoso, oltre ogni aspettativa ed è stato entusiasmante girarlo e poi presentarlo al ‘Contardo Ferrini’ di Caraglio. Visto il successo abbiamo poi deciso di fare altri tre film e completare la ‘quadrilogia delle stagioni’, continuando a coinvolgere la gente del territorio”.
 
Quanto sono importante oggi un’associazione o un museo come il “KinoMuseo” per diffondere la cultura cinematografica sul territorio? In provincia restano pochi cinema se escludiamo le multisala, con una programmazione più mainstream.
● Vittorio
“La situazione attuale è molto grave perché stanno morendo due cose nell’indifferenza generale: edicole e cinema. Ed è anche un paradosso se pensiamo che nel lockdown le edicole restavano aperte perché riconosciute come servizio essenziale. A fine pandemia tante edicole e cinema hanno iniziato a chiudere, nell’indifferenza assoluta. Quando a chiudere è un bar del centro i giornali ne parlano per giorni ma se chiude un’edicola o una sala cinematografica allora nessuno dice nulla. Sul territorio è ancora più importante che resistano le piccole realtà culturali, meno numerose rispetto a una grande città, perché il rischio è quello dell’isolamento culturale assoluto. Con l’associazione a Torino e con il museo a Valgrana cerchiamo di diffondere la conoscenza del cinema e trasmettere la nostra passione. Capita che alcuni bambini o ragazzi in visita al museo si meraviglino che il cinema fosse muto un tempo, altri ancora non sono mai stati al cinema. E allora, senza voler colpevolizzare nessuno, diventa necessario fare cultura cinematografica perché il rischio è che sparisca una parte di storia culturale recente e non meno importante delle altre. Per noi ogni volta che un giovane si innamora del cinema è una conquista, perché potrà portare avanti questa fiaccola”.
 
Che tipologie di visitatori arrivano al ‘KinoMuseo’?
● Brunella
“La maggior parte dei visitatori proviene da fuori valle Grana. Arrivano un po’ da tutta la provincia cuneese, dal Torinese e ci sono anche tanti turisti francesi. C’è chi arriva appositamente per il museo, chi decide di visitarlo perché di passaggio e chi vi fa tappa durante un viaggio organizzato. Ci sono poi numerosi cinefili che, dopo averlo visitato, tornano più volte coinvolgendo amici e conoscenti”.
 
C’è un film, o un regista, che amate particolarmente o che ha segnato la vostra esistenza?
● Vittorio
“Io dico Charlie Chaplin, sicuramente il più grande di tutti i tempi. E se proprio devo dire dei titoli, dico “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin e “Viale del tramonto” di Billy Wilder”.
● Brunella
“Per me è difficile rispondere. Quelli citati da Vittorio sono sicuramente due film bellissimi ma per dare una risposta forse avrei bisogno di più tempo per pensarci”.
 
E il film più importante per la storia o per le opportunità che vi ha dato, tra quelli che avete girato?
● Brunella
“Direi ‘Un giorno d’inverno’, il primo girato qui, per il coinvolgimento totale di tantissime persone e il modo diverso di approcciarsi”.
● Vittorio
“Per me ‘Cinemà’, del ‘95, il film che ci ha dato più soddisfazioni in termini di premi e riconoscimenti. Un film che è un omaggio al cinema muto, una comica con tanto di didascalie, che credo sia il nostro film più riuscito. A parte il primo, che non si dimentica mai: “Il fascino indiscreto dei Lumière”.
 
 
Pubblicato in origine sul numero del 27 ottobre del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola

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