Riflettendo sull'amarezza della vita, anche nei momenti più inopportuni o impensabili, la mia mente corre verso l'inesorabile gravità e la densa frustrazione di certe esperienze che accomunano noi tutti come esponenti della medesima specie.
Mi riferisco, ovviamente, ai rotoli di carta igienica!
Il rotolo, quello nuovo e confezionato, in una sorta di mistico pudore, aborre qualsivoglia allocazione di campeggiata visibilità, e altresì di agevole “manabilità”, per cui, sovente, si mena in altezzoso ricovero all'interno di un insospettabile e irraggiungibile stipetto.
Per cui, quando ne bisogni, dopo la lordura di una fisiologica ritirata, solo l'intuizionistica individuazione dello stesso può sollevarti dalla disgrazia di una denegata nettatura in quella eterna zona d'ombra del cui ritrovato candor aneli la riconquista. E allor di poi, all'esito delle contorte acrobazie di recupero, procedi alla deflorante affrancatura del rotolo dall'involucro che ne contiene le forme e che, non in rara ricorrenza di casi, con icastica suadente voluttà, ne decanta le armoniose e profumose virtù di morbidezza.
Dai quindi sfogo alla tua illusione di dominio mediante una energica estrazione del rotolo dal suo imenico e illibato inviluppo. Di poi, lucidamente governando l'impeto di passione generato dall' idea del piacevole imminente simposio tra l'ingiuriata tua epidermide e il morbido presidio che la affrancherà dal vituperio della espletata fisiologia, con saggia pazienza, imprimi un dolce colpetto per sedare la resistenza del primo segmento di carta (il quale, come l'intiero civil consesso d'Umanità non disconosce, è avvinto in abbraccio di sicurezza con la residua rotondità del tutto).
In cotal circostanza, mentre la bisogna si fa sempre più bisogno, dappresso ti assale la sgomenta frustrazione di cui ti omaggia, in sarcastica epifania, un secondo inatteso vincolo al tutto. Tosto, infatti, rinvieni un ulteriore ostacolo di strappo - quando ormai eri sedotto dalla illusione di una libera (e selvatica) sequenza di srotolamento - che ancor ti coglie smarrito nella medesima sorpresa che ogni volta, in siffatto frangente, si palesa siccome dimentica delle consimil pregresse ricorrenti esperienze.
E tu, con nobile vana ricerca di un afflato di filosofica imperturbabilità, ricorrendo a perontorio tratto di forza, imprimi un ulteriore indispettito scatto all'imperintente presidio che maneggi con primatesca opposizion di pollice onde dimostrar chi è vero titolar di dominio e controllo, se l'Eretto sapiens o quel rotolo ribelle che - ormai è cosa manifesta - ti sta affrontando in presuntuosa sfida.
Così arretrando il braccio, con chirurgica precisione, riesci a veicolare il nervo del gomito contro uno dei sadici spigoli da cui sei attorniato e, senz'altro, con silente pluralità d'occhi, ab initio attentamente osservato.
L'angolata severa geometria che cinicamente attendeva un simil appuntamento, in lacrimata acuzia di dolore, ti rapisce in algica paresi di estasi mistica per il volger di un eterno attimo e, in tal modo, ti magnifica della parentica e transeunte contemplazione di Sant'Ermestore Martire Vergine, sostenuto in aere da candidi e liberi rotoloni di Scottex alati.
Ma anche il secondo segmento alfin cede e tu, con animo ormai ratto in ansiosa idea di disinibita corsa di rotolo, ti concedi la superbia di un ultimo e sfrenato tratto di girata onde così guadagnar, il più tosto possibile, quanto di carta, in necessità, ti sospinge, e magari anche - che sia ! - per ricavarne in soverchia (insomma, crepi l'avarizia, pur che sia, ora e subito, di anelata pulizia, pace e ristoro!).
Ma, in simil frangente, il terzo segmento, avvinto in ulterior e inaspettato vincolo, si palesa tosto come ostativo alla cieca illusion di voluttuoso e libero dipanar di carta. La consequenzial rapida decelerazione dell'impresso scatto fa così sobbalzare il rotolo, il quale, sospinto all'insù, dopo aver avidamente saggiato l'attonito tuo volto, volge in repentino rimbalzo di caduta verso le tue mani. Ma quest'ultime, in sfrenata e maldestra manovra di giocolier, per vano tentativo di presa e cattura, inesorabilmente imbrigliano e sospingono il rotolo in involontaria direzion di ulterior caduta. Con cinico arresto di corsa - ahimé - nell'infin attinto, vil, contenuto di tazza.
E il ciclo principia di nuovo.