Proseguirà il 6 agosto, alle 21, a Monesiglio, nel cuneese, presso la chiesa parrocchiale di Sant’Andrea in via Castello,24 la stagione musicale Antiqua. L’Accademia del Ricercare proporrà “I concerti da camera del Vivaldi” (I manoscritti Conservati nella Biblioteca Nazionale di Torino). Ingresso a offerta libera a partire da 5 euro.
Programma:
Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Concerto in Do Maggiore RV 88
Flauto Traverso, Oboe, Violino, Fagotto e BC
Allegro - Largo – Allegro Molto
Giordano 31 (f.420r-427r)
Concerto in Sol minore RV 105
Flauto, Oboe, Violino, Fagotto e BC
Allegro - Largo - Allegro
Giordano 31 (f.302r-307v
Concerto in Fa Maggiore RV 99
Flauto Traverso, Oboe, Violino, Fagotto e BC
Allegro - Largo - Allegro
Giordano 31 (f.357r-363r)
Concerto in Sol minore RV 107
Flauto Traverso, Oboe, Violino, Fagotto e BC
Allegro - Largo - Allegro
Giordano 31 (f.314r-322r)
Concerto in Re Maggiore RV 94
Flauto, Oboe, Violino, Fagotto e BC
Allegro - Largo - Allegro
Giordano 31 (f.412r-419v)
Interpreti:
Manuel Staropoli: Flauto Dolce e Traversiere
Arianna Zambon: Oboe Barocco
Silvia Colli: Violino Barocco
Cecilia Medi: Fagotto Barocco
Luca Taccardi: Violoncello
Claudia Ferrero: Clavicembalo
Nota di Sala
I concerti da Camera di Antonio Vivaldi sono una peculiarità del compositore Veneziano, nessun altro compositore si è cimentato con una versione cameristica di composizioni in forma di concerto (composizioni alternate di Ritornelli di Tutti e di Soli, spesso suddivisi tra tutti gli strumenti presenti). In questa occasione vengono presentati cinque concerti che prevedono la stesso organico strumentale: il flauto (sia dolce che traverso ma mai usati in contemporanea da Vivaldi), l’oboe, il violino, il fagotto e il basso continuo. Tutte e cinque le composizioni sono conservate presso la Biblioteca Nazionale di Torino, la quale possiede non meno del 92% degli spartiti autografi del compositore oggi conosciuti: ben 27 volumi, 450 manoscritti.
Secondo quanto riporta il sito dell’istituto per i beni musicali in Piemonte, sappiamo da fonti sicure che nel 1745 ventisette volumi della musica del prete rosso si trovavano a Venezia nella biblioteca di un senatore veneziano, il conte Jacopo Soranzo. È probabile che li abbia acquistati dal fratello del compositore, Francesco Vivaldi. Quest’ultimo era un barbiere e parruccaio veneziano, che li avrebbe ereditati dopo la morte di Antonio, nel 1741. Questi volumi poi passarono dalle mani del conte Soranzo a quelle del conte Giacomo Durazzo, che li tenne nel suo palazzo sul Canal Grande fino alla sua morte. Suo nipote Girolamo, ultimo doge di Venezia, li trasferì a Genova dove rimasero per circa un secolo nella villa di famiglia.
Nel 1893, i volumi furono divisi in parti uguali e lasciati in eredità ai fratelli, Marcello e Flavio Durazzo. Marcello legò la sua parte al Collegio Salesiano di San Carlo, vicino a Casale Monferrato. Nel 1926, il direttore del Collegio, desiderando intraprendere dei lavori di rinnovamento dell’edificio, decise di vendere i volumi. Prese quindi contatto con la Biblioteca Nazionale di Torino per una perizia e Luigi Torri, il direttore della biblioteca, sollecitò immediatamente il parere di Alberto Gentili, docente di storia della musica all’Università di Torino. Si resero conto entrambi dell’immenso valore della raccolta, ma né la biblioteca, né la città avevano i fondi sufficienti per acquistarla. Gentili si rivolse pertanto a Roberto Foà, amico e agiato uomo d’affari, che comprò i volumi di Vivaldi nel 1927, in memoria del figlio defunto, per poi donarli alla biblioteca. Si trattava tuttavia della metà dell’intero lascito dei manoscritti di Vivaldi L’altra metà era rimasta a Genova e fu solo dopo lunghe negoziazioni che nel 1930 gli ultimi eredi della nobile famiglia accettarono di venderla. La raccolta fu dunque completata, questa volta grazie al denaro dell’imprenditore Filippo Giordano. Ed è proprio così, per una concatenazione di eventi fortuiti, che la biblioteca dei manoscritti di Antonio Vivaldi ha trovato degna dimora in seno alla Biblioteca Nazionale, ove è meglio conosciuta come “fondo Foà . Giordano”. Notevolissima è la quantità di musica strumentale: 296 concerti per uno o più strumenti, archi e basso continuo (comprendenti 110 concerti per violino e 39 concerti per fagotto), cantate, mottetti e quattordici opere liriche integrali.