CHERASCO - La storia dei conventi Domenicani dal Duecento alla Controriforma approda a Cherasco incontra

Il tema verrà affrontato dal domenicano Costantino Gilardi mercoledì 21 febbraio, dalle 20.45, nel salone consiliare del Municipio

c.s. 18/02/2024 13:56

Tre secoli di storia dell’ordine domenicano ripercorsi attraverso le evoluzioni architettoniche dell’edificio simbolo del clero regolare: il convento. Il tema verrà affrontato, dal domenicano Costantino Gilardi, durante il prossimo appuntamento della rassegna Cherasco incontra, in programma mercoledì 21 febbraio, dalle 20.45, nel salone consiliare del Municipio.
 
Esperto di storia della Chiesa, il religioso ha dedicato all’argomento studi approfonditi, condensati in un saggio, intitolato “Ecclesia fratrum e ecclesia laicorum: luoghi e oggetti per il culto e la predicazione”, pubblicato nel 2004 nei quaderni della prestigiosa École française de Rome. Il luogo sacro per eccellenza, la chiesa, sarà al centro dell’intervento, che ne ripercorrerà l’evoluzione strutturale a partire dalla fondazione degli Ordini mendicanti, nel XIII secolo, passando per la riforma attuata nel Trecento, fino allo spartiacque rappresentato dal Concilio di Trento, alla metà del Cinquecento. 
 
Risale agli albori della Controriforma l’intervento di maggiore impatto, attuato, con pochissime eccezioni, nei complessi chiesastici domenicani di tutta Italia: l’eliminazione di un pontile in muratura, sormontato da un crocifisso, che divideva gli edifici sacri in due parti. La prima riservata ai religiosi, la seconda destinata a ospitare i fedeli. Una struttura che sopravvive, in Piemonte, soltanto nell’abbazia di Vezzolano, nell’Astigiano. 
 
Una vicenda che si intreccia anche con la secolare storia di Cherasco che ospitò, fino alle soppressioni degli ordini religiosi, voluta a inizi Ottocento da Napoleone Bonaparte, un convento domenicano. L’edificio - dotato di una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, oggi perduta - venne venduto all’asta nel 1807_ sorgeva all’angolo delle attuali via Carlo Alberto e Garibaldi.
 

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