VALDIERI - A Sant'Anna di Valdieri si proietta "Itaca nel Sole. Cercando Gian Piero Motti"

Appuntamento il prossimo 14 ottobre nell'ambito della rassegna "Racconti sotto l'asta"

c.s. 09/10/2022 09:05

Venerdì 14 ottobre a Sant’Anna di Valdieri, capitale alpinistica delle Alpi Marittime, per “Racconti sotto l’Asta”, verrà proiettato il film Itaca nel Sole. Cercando Gian Piero Motti. Appuntamento alle 20.30 nella tensostruttura (riscaldata) allestita presso Casa Alpina. A condurre la serata, con un inquadramento del periodo del Nuovo Mattino e il personaggio di Motti, sarà il giornalista e storico dell’alpinismo Roberto Mantovani.
 
Itaca nel Sole è una via di arrampicata aperta sulle pareti di granito della Valle dell’Orco, in Piemonte. Tra gli scalatori, la sua fama è dovuta soprattutto alla carica simbolica che ancora oggi, a oltre 40 anni dalla sua prima ascensione, fa presa su legioni di climber e appassionati. L’immagine di “Itaca” è legata a un personaggio eccezionale: Gian Piero Motti. Alpinista, scrittore e filosofo della montagna, Motti ha incarnato i dubbi e le ansie di una generazione al bivio. Nato a Torino nel 1946, cresciuto negli anni incerti del dopoguerra, il giovane Motti si è avvicinato all’alpinismo respirando il clima rigido e severo delle scuole di arrampicata, del Cai, dei miti eroici, alla Giusto Gervasutti. Poi, col ’68 alle porte, tutto è cambiato: pur non coinvolto direttamente nelle forme più dure della contestazione, Motti ha elaborato una nuova visione della montagna – e con essa, della vita – mescolando cultura e ribellione, prestazione sportiva e simbolismo, abisso e leggerezza. In altre parole, mutando per sempre il corso della sua storia.
 
Con il film “Itaca nel Sole. Cercando Gian Piero Motti” Tiziano Gaia e Natale Fabio Mancari hanno ricostruito la figura di Motti, seguendo da vicino chi lo ha conosciuto e frequentato, da Alessandro Gogna a Ugo Manera, da Andrea Gobetti a Enrico Camanni, facendo emergere le virtù e le contraddizioni di un uomo coltissimo, solitario, raffinato, non a caso detto “il Principe”, per la tecnica elegante e le plastiche movenze.
 
“Motti – affermano i due registi - è rimasto nel cuore di molti. Un rivoluzionario, e lo fu davvero, nel profondo. Anche se questo contrastava con la sua borghesia ostentata, il suo comportamento ed il suo intellettualismo. Dal giorno stesso della sua misteriosa e improvvisa morte, intorno alla figura di Gian Piero Motti si crea un’aura quasi sacrale e mitica. Paradossalmente la sua notorietà, anziché affievolirsi, aumenta e da quel momento in poi non ci sarà giovane arrampicatore – in primis piemontese, ma non solo – che non si rifarà, talora polemicamente ma il più delle volte con spirito emulativo, alle tesi espresse da Motti in decine di mirabili articoli. A quasi settant’anni dalla nascita, Gian Piero Motti è un personaggio che non finisce di sollevare dubbi ed è per questo che abbiamo deciso di raccontarlo”.
 

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