DRONERO - Diventare custodi della bellezza: Gregorio Arena al "Ponte del Dialogo" di Dronero

L'appuntamento con il professore e presidente di Labsus è fissato per venerdì 8 novembre alle ore 16.30 in Sala Chegai

Gregorio Arena

Michele Pernice 07/11/2024 14:13

I custodi della bellezza è il titolo di un bellissimo libro scritto da Gregorio Arena e pubblicato dal TCI (Touring Club Italiano) nel 2020. I custodi siamo noi. E la bellezza che dobbiamo custodire e di cui dobbiamo prenderci cura è l’Italia, sono i nostri paesi. Questo libro, grazie agli incontri dell’autore con migliaia di cittadini e associazioni nell’arco di oltre quindici anni, spiega con un linguaggio semplice e chiaro come si fa ad essere “custodi attivi”, prendendosi cura ciascuno del proprio “frammento” di Italia, in modo che alla fine l’Italia, a partire dai paesi o dalle città in cui viviamo, sia oggetto delle cure congiunte sia delle istituzioni, che devono fare la loro parte, sia di noi cittadini, i nuovi “custodi della bellezza”.
 
Non è affatto un’utopia, anzi, tutto questo sta già succedendo. In tutto il Paese, da nord a sud, in grandi città come in piccoli paesi, decine, migliaia di cittadini si stanno prendendo cura di parchi, scuole, piazze, beni culturali, teatri, sentieri, spiagge, boschi, aree abbandonate e tanti altri beni comuni sia materiali, come questi, sia immateriali, come la memoria collettiva, i canti popolari o i dialetti. Gregorio Arena è stato professore ordinario di Diritto amministrativo nell'Università di Trento dal 1985 al 2015. È Presidente di Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà, che ha fondato nel 2005. Da sempre studia la pubblica amministrazione “dalla parte dei cittadini”, cercando di rendere il rapporto fra cittadini e amministrazioni pubbliche meno ineguale e più trasparente e partecipato.
 
Da anni gira l’Italia per promuovere l’attuazione di un nuovo modello organizzativo chiamato “amministrazione condivisa”, grazie al quale cittadini e amministrazioni possono collaborare per la cura dei beni comuni materiali e immateriali, liberando energie nascoste e contribuendo alla ricostruzione dei legami delle nostre comunità. Fra le sue pubblicazioni degli ultimi anni segnal anche Il valore aggiunto (Come la sussidiarietà può salvare l'Italia), Carocci, 2010 e Cittadini attivi (Un altro modo di pensare all’Italia), Laterza, 2006.
 
Gregorio Arena parlerà di questi interessanti argomenti venerdì 8 novembre a Dronero, nell’ambito del Festival “Ponte del Dialogo”: l’appuntamento è alle ore 16.30 in Sala Chegai (sotto il Teatro Iris). Un’occasione da non perdere per approfondire una modalità di gestione dei beni comuni che appartiene alla tradizione delle comunità alpine e che dovremmo riscoprire.
 
L’associazione Labsus, fondata da Gregorio Arena, ha elaborato già nel 2014 un Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazioni per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni, che trova applicazione, più concretamente, attraverso la stipula dei “Patti di collaborazione”. Ad oggi, il Regolamento per l’Amministrazione condivisa è stato adottato da più di 300 Comuni e da altri enti locali. Negli anni, hanno provveduto ad adottare il proprio Regolamento anche alcune Unioni dei comuni, Città metropolitane (Milano), Province (Chieti e Matera), Regioni (il Lazio e la Toscana).
 
Che cosa si intende per beni comuni? L’art 2 del regolamento spiega che si intendono per beni comuni i beni, materiali e immateriali, che i cittadini e l'amministrazione riconoscono essere funzionali al benessere della comunità e dei suoi membri, all'esercizio dei diritti fondamentali della persona ed all'interesse delle generazioni future, attivandosi di conseguenza nei loro confronti ai sensi dell'articolo 118 comma 4 della Costituzione, per garantirne e migliorarne la fruizione individuale e collettiva, condividendo con l'amministrazione la responsabilità della loro cura, gestione condivisa o rigenerazione. E che cosa si intende per “cittadini attivi”? Tutti i soggetti, compresi i bambini, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali anche informali che, indipendentemente dai requisiti riguardanti la residenza o la cittadinanza, si attivano per periodi di tempo anche limitati per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni ai sensi del presente regolamento. Possono essere cittadini attivi anche le imprese, purché nella dimensione della loro responsabilità sociale e non nello svolgimento di attività volte al profitto.
 
Fra il Comune e i cittadini attivi si stringe un patto di collaborazione: l’atto attraverso il quale definiscono l'ambito degli interventi di cura, rigenerazione o gestione condivisa di beni comuni, basati su alcuni principi generali, richiamati dall’art 3 del regolamento, sono la fiducia reciproca, la pubblicità e la trasparenza, la responsabilità, l’inclusività, le pari opportunità.

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