Da almeno un decennio il Museo Diocesano San Sebastiano di Cuneo ha avviato una riflessione profonda sul ruolo che esso svolge per la società, in particolare nei confronti dell’accessibilità non solo fisica ai luoghi della cultura. La riflessione ha comportato una serie di adeguamenti non tanto strutturali, quanto di sostanza per diventare un luogo accogliente e inclusivo: punto di partenza è stata la formazione del personale presso la Fondazione Paideia di Torino, che si impegna quotidianamente per offrire un sostegno alla famiglia in difficoltà, sperimentare modelli di intervento sociale, creare contesti che favoriscano la crescita serena dei bambini e lo sviluppo delle loro potenzialità: famiglia, territorio, cultura. La stessa Fondazione è poi stata partner del Museo nella realizzazione della storia sociale: questo strumento è pensato prevalentemente per persone con disabilità di tipo cognitivo e permette a singoli, famiglie e insegnanti di preparare e gestire la visita attraverso una panoramica semplificata degli spazi del museo, nel tentativo di abbattere la paura dell’ignoto e di ambienti estranei. È disponibile gratuitamente presso la biglietteria o scaricabile online dal sito del museo.
L’esperienza in un museo è fatta però anche di suggestioni legate all’ambientazione, particolarmente utili per coinvolgere soprattutto le persone con autismo. Per questo sono state rinnovate, con l’aiuto di una azienda specializzata in illuminotecnica, soluzioni volte a migliorare la visibilità delle opere e rendere l’allestimento adatto a valorizzare gli aspetti sensoriali. Il risvolto concreto di questo cammino ha portato all’attivazione di alcuni laboratori educativi inclusivi, realizzati grazie alla collaborazione con le associazioni che sul territorio si occupano quotidianamente di autismo, quali Fiori sulla Luna, Tree Polo Pediatrico e Autismo Help. Da questo confronto nasce la constatazione che è difficile e complesso per i luoghi della cultura ricevere questa tipologia di visitatori: non bastano delle belle luci per essere accoglienti, le persone devono avere l’opportunità di potersi sentire a loro agio, in un ambiente che crei il minor numero di interferenze possibile. Cosa non semplice per un luogo come un museo che spesso comunica proprio attraverso stimoli e informazioni in grande quantità.
Atena Ferraris, la nuova protagonista della saga di Alice Basso, si scopre essere una giovane donna neurodivergente, con tutte le domande che ne conseguono. L’autrice scrive nella postfazione: “Quanto sarebbe meglio se semplicemente la gente fosse in grado di riconoscere e rispettare i comportamenti delle persone neurodivergenti e le lasciasse essere sé stesse? Non è Atena che deve adeguarsi: a un certo bel momento, è il resto del mondo che deve decidersi a riconoscerle il suo diritto a essere com’è”. L’incontro con la scrittrice e la presentazione del suo nuovo libro “Le ventisette sveglie di Atena Ferraris” avverrà giovedì 27 marzo alle ore 17.30.
Per dare corpo a queste riflessioni e lavorare in uno scenario quanto più partecipato e positivo il museo propone nella giornata di sabato 29 marzo l’attività gratuita “Visita al museo per piccoli esploratori” per genitori e bambini con autismo dai 3 agli 8 anni. L’attività sarà condotta dalla dottoressa Marta Rivera, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva con pluriennale esperienza nel settore. Le attività appositamente calibrate prevedono l’accesso a piccoli gruppi per favorire una fruizione il più possibile confortevole.