Sarà inaugurata sabato 13 aprile alle ore 21 nella galleria Casa Francotto la mostra permanente sul Marchesato di Busca. L’iniziativa è di Dante Bruno, fondatore del gruppo storico del Marchesato di Busca e interprete di Guglielmo primo marchese di Busca, è promossa dalla Città, in collaborazione con Assoimprese Busca. All’inaugurazione parteciperanno i gruppi storici Signori di Rivalba, del Saluzzese, del Palio di Fossano, di Monticello d’Alba.
La mostra è allestita nelle sale intitolate a Ermenegildo Gertosio detto Gildo, che fu l’anima del Nòst Carlevé, inventore di tanti eventi cittadini, e “storico” panettiere, e contengono anche cimeli e fotografie del Carnevale di Busca e legate alla tradizione buschese del pane.
La nuova mostra espone testi, documentazione e cimeli della Busca medievale.
Cenni di storia
dal libro Buschesi (Fusta editore, 2012)
Sul finire del XII secolo venne innalzato il castello inferiore dove ora sorge la piazza della Rossa e fu tracciata la via Maestra, l’attuale via Umberto I, perfettamente rettilinea, attorno al cui asse si svilupperà il centro abitato. Nello stesso secolo nacque il Marchesato di Busca, il cui primo rappresentante fu Guglielmo, figlio di Bonifacio del Vasto, al quale seguirono Berengario (1158 – 1211), Guglielmo II (1211 – 1231) ed Enrico (1231 – 1284) con cui finirà il Marchesato.Una delle prime costruzioni fatte erigere dai marchesi di Busca per consolidare il loro potere fu il “Castellaccio” sulla collina di Santo Stefano, castello con doppia cinta di mura, torre quadrata, ponte levatoio e fossato, dimora di turbolenti signori che di lì amministravano la giustizia, redigevano trattati, accoglievano ambasciatori, davano udienza ai supplici. Vicino al Castellaccio il marchese fece costruire anche la chiesa dove si recavano per le funzioni religiose e anche per stipulare atti pubblici. Questa cappella, insieme con quelle di San Sebastiano e San Martino, sarà poi affrescata tra il 1470 –1480 dai fratelli Biazaci, pittori di Busca.
Nel purgatorio di Dante
Si racconta che in occasione della discesa in Italia per lottare contro i Comuni, l’imperatore tedesco Federico II di Svevia (1194-1250) si fosse innamorato di Bianca, figlia di Manfredo (altro figlio, insieme a Berengario, del primo marchese di Busca Guglielmo), che militava nell'esercito del Barbarossa e che diede origine al ramo siciliano dei Lancia, soprannominati così per via dell’attività di lancieri al servizio dell’imperatore.
Da Bianca Federico II ebbe un figlio naturale, Manfredi, nominato poi vicario del regno di Sicilia e ucciso nella battaglia di Benevento (1266) contro gli Angioini, chiamati da Papa Clemente IV. Questo personaggio è diventato celebre soprattutto perché collocato da Dante nel III Canto del Purgatorio, dove sono le anime degli scomunicati pentiti in punto di morte. Il poeta lo presenta come uomo sconfitto, ma in cui restano le virtù gentili del cavaliere. Attraverso Manfredi i credenti possono capire la grande bontà di Dio che abbraccia tutti coloro che si sono pentiti sia pure in fin di vita e Dante condanna, ancora una volta, l’inviso Papa Clemente IV, reo d’aver disperso al vento i resti di Manfredi morto in battaglia (Divina Commedia, Canto III versi 103/145).
Nasce il Comune con il favore dei cuneesi
La presenza dei signori non impedì il nascere, nel 1235, del comune di Busca, inteso come organismo popolare. Esso sorse con il favore di Cuneo, comune nato nel 1198 e già notevolmente ingranditosi e che cercava di sottrarre potere al proprio marchese. Il marchesato di Busca cessò di esistere nel 1281 ad opera di Tomaso I di Saluzzo che inglobò il territorio nei suoi domini. Il predominio dei signori di Saluzzo cessò quando Busca, insieme a Cuneo e ad altri territori, entrò a far parte della contea angioina del Piemonte.
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